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martedì 12 novembre 2013

Recensione - Assassin's Creed IV: Black Flag

Molto è cambiato dagli eventi di Assassin's Creed III: la Abstergo Industries si è evoluta, espandendosi verso il mondo dell'entertainment e sfruttando le registrazioni ottenute con l'Animus per creare delle opere di intrattenimento basate proprio sugli eroi del passato che abbiamo imparato a conoscere finora. In Assassin's Creed IV: Black Flag ci troviamo nella sede sella Abstergo Entertainment, nei panni di un ricercatore incaricato di scavare nella linea genetica di Desmond Miles allo scopo di trovare materiale adatto per una nuova produzione. E cosa c'è di meglio per catturare l'attenzione del pubblico, di un bel film sui pirati? Eccoci quindi alle prese con Edward Kenway, nonno paterno del Connor di AC III.

Edward era un giovane inglese con un sogno nel cuore: diventare un grande navigatore e condurre una propria nave in furiose battaglie. E' per questo che, proprio mentre su moglie Carol aspettava un figlio, decise di partire per il Mar delle Indie Occidentali (gli attuali Caraibi) arruolandosi su una nave corsara, per combattere la guerra al soldo della regina d'Inghilterra. La guerra durò però poco, lasciando molti corsari sensa impiego: pur di inseguire il proprio sogno di dominare i mari Edward iniziò quindi la carriera piratesca, associandosi tra gli altri anche con il temibile Barbanera.

La storia di Edward in Assassin's Creed IV: Black Flag inizia con il suo naufragio dopo un fallito abbordaggio ad una nave nemica: si ritrova alla deriva su una spiaggia insieme al capitano della nave avversaria, e dopo un breve inseguimento lo atterra scoprendo che questo doveva consegnare una importante mappa al governatore dell'Havana, in cambio di una grande ricompensa. Da buon pirata pensa quindi di impersonare il capitano per consegnare la mappa e ottenere così la ricompensa, e vestendone i panni si avvia verso la dimora del governatore. Edward non sa però che l'effige presente sull'abito che ruba al capitano è quella degli Assassini, e che verrà presto coinvolto suo malgrado nell'eterna lotta tra questi e i Templari.

E questo è praticamente il leitmotiv di Assassin's Creed IV: Black Flag: due eroi, Edward e il ricercatore senza nome della Abstergo, che finiscono per giocare passivamente un ruolo - seppur non importante come accaduto in passato - nella lotta tra le due organizzazioni. Da una parte troviamo un pirata che non vuole altro che arricchirsi e si immischia in una lotta millenaria per raggiungere un enorme tesoro che potrebbe cambiargli la vita, mentre dall'altra un innocuo impiegato si fa coinvolgere nell'hacking dei PC della Abstergo fino a scoprire un segreto celato a tutti. Tutto questo ci porterà a conoscere un po' di più della storia di Templari, Assassini e Precursori, che rimarrà comunque in secondo piano rispetto alle vicende personali del pirata alle prese con suoi sogni e le sue ambizioni.


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Proprio per via di questo motivo portante nel gioco vi troverete molto spesso per mare, alle prese con combattimenti navali o altre attività. Dopo le prime ore di acclimatamento, svolte tutte a terra e con le meccaniche classiche dei titoli della serie, Edward entra in possesso di una nave tutta sua, la Jackdaw, con la quale potrà affrontare numerose avventure nel Mar dei Caraibi. a differenza degli altri titoli qui la mappa del gioco è infatti occupata per la maggior parte dal mare, nel quale sono disseminate isole più o meno grandi: c'è ovviamente Cuba ma anche la Jamaica, Haiti e perfino una parte della costa del Messico e della Florida, oltre alle tante isolette che costellano l'arcipelago tra le quali una delle più care agli amanti di storie piratesche: Tortuga. Tutte queste terre sono disseminate di porti, spiagge e città di varie dimensioni nelle quali ci imbatteremo sia seguendo la storia principale che esplorando il territorio per conto nostro, magari alla ricerca di tesori e oggetti collezionabili; ma non è solo la terra emersa che presenta possibilità di gioco, tutt'altro. Il mare di Assassin's Creed IV: Black Flag è infatti costellato di opportunità, dai vascelli che potremo attaccare per depredarli dei materiali che trasportano ai relitti affondati sempre ricchi di tesori, fino a squali e balene da arpionare per ricavare pelle e grasso da vendere, insieme a quanto avremo ottenuto cacciando anche gli animali terrestri come già accadeva in AC III. Inoltre la mappa è divisa in aree, ognuna delle quali dominata da una roccaforte sul mare: attaccandole con la nostra nave - impresa talvolta tutt'altro che facile a causa degli armamenti dei forti e dei rinforzi navali che possono richiamare - potremo far fuori le loro difese per poi raggiungerle a piedi, sconfiggere le ultime resistenze e conquistarle: questo ci permetterà di dominare la parte di mare loro relativa, con la possibilità di vedere sulla mappa tutte le icone relative alle attività prima nascoste.

Tutto questo ci fa capire come la Jackdaw assuma un ruolo centrale all'interno del gioco: dopotutto è la casa di Edward, che possiamo potenziare e abbellire proprio come accadeva con le dimore dei precedenti giochi. Mentre in quei titoli questa era un'attività secondaria e tutto sommato evitabile, qui se deciderete di non dedicarvi al potenziamento del vascello andrete presto incontro a grossi problemi. Eh si, perchè durante la storia principale ci saranno un paio di casi nei quali vi troverete a battervi con enormi galeoni, capaci di affondare una nave con poche bordate: se non avrete adeguatamente attrezzato la Jackdaw con cannoni più potenti, mortai in grado di colpire da grosse distanze ed uno scafo più resistente, non durerete a lungo. E per potervi permettere questi potenziamenti avrete bisogno di denaro e materie prime come legno e ferro: il primo potrete ottenerlo portando a termine missioni d'assassinio sparse in giro per il mondo, mentre l'unico modo per ottenere le seconde sarà individuare le navi che trasportano ciò che vi serve (inquadrandole col cannocchiale potrete sapere sia cosa trasportano, sia il loro livello di difficoltà) ed attaccarle per poterle poi depredare.

Se avete già giocato al precedente titolo della serie, sapete già come funzionano le battaglie navali: il sistema di combattimento è più o meno lo stesso, con la differenza che essendo ora centrale nel gioco disponiamo di maggiori opzioni come il già citato mortaio oppure i barili esplosivi che possiamo seminare sulla nostra scia per colpire chi ci sta inseguendo. Ritornano anche le condizioni climatiche avverse, stavolta ancor più terrificanti con onde anomale frequenti, trombe d'acqua e potenti venti trasversali capaci di sbatterci contro la terraferma se vi navighiamo troppo vicino. E quando non ci sono nemici da combattere o tempeste da attraversare, a tenerci impegnati ci pensano le navi da caccia che pattugliano i mari alla ricerca di pirati. Altra novità del gioco è la presenza in mare di "zone vietate": queste sono pattugliate da navi guardiane, delle quali possiamo vedere sulla minimappa il cono visivo - più o meno ampio a seconda di quante vedette hanno - come in un classico stealth game. Attraversando queste zone sta a noi decidere se manovrare in modo da evitare lo sguardo delle navi oppure affrontarle e affondarle, qualora ovviamente la missione ce lo consenta.

Il gameplay a terra non è invece diverso da quanto visto nei giochi precedenti, in particolare AC III dal quale eredita la buona gestione delle missioni stealth, l'utilizzo anche degli alberi per le meccaniche di arrampicata e corsa acrobatica, i combattimenti e altri elementi come i punti d'osservazione e i collezionabili sparsi per le città (come gli spartiti di canzoni che, una volta raccolti, sentiremo cantare dai nostri marinai durante le traversate in mare). Risulta invece praticamente assente la componente gestionale, che in AC III era rappresentata dall'espansione della tenuta di Connor e nei giochi precedenti dall'acquisto dei negozi. Troviamo però anche qui alcune interessanti variazioni sul tema, come determinati luoghi (la cui natura non vi anticipo per non rivelarvi una svolta importante della trama) nei quali dobbiamo risolvere dei semplici enigmi per ottenere alcuni oggetti speciali, oppure i cadaveri dai quali possiamo recuperare mappe del tesoro, contenenti disegni schematici che ci porteranno poi a recuperare dei bauli interrati. Non manca ovviamente il viaggio rapido, grazie al quale potremo spostarci velocemente tra tutti i porti visitati e anche i punti d'osservazione già sincronizzati, ed è interessante anche la possibilità di dare una votazione da una a cinque stelline alla fine di ogni missione, cosa che dovrebbe permettere ad Ubisoft di capire qual è il gradimento del pubblico per i vari tipi di missioni.

Il gioco vi impegnerà oltre le 20 ore se vi dedicherete unicamente alla storia principale, ma se vorrete scoprire tutti i segreti, cercare i collezionabili, esplorare tutti i relitti sommersi, potenziare la Jackdaw, svolgere le missioni assassinio e così via potrete tranquillamente aggiungere molte ore di gioco al tutto. Oltre a questo ritroviamo il multiplayer, composto essenzialmente dalle stesse modalità viste nel titolo precedente, compresa la cooperativa Wolfpack che ora è stata ulteriormente migliorata, ed il nuovo Game Lab che ci permette di creare modalità personalizzate con tantissimi parametri sui quali agire. Purtroppo non mi è stato possibile provare queste modalità, ma chi ha già giocato online con i precedenti AC dovrebbe trovarsi a suo agio. Ubisoft ha inoltre introdotto una ulteriore funzione: le battaglie navali tramite applicazione mobile. Ogni volta che arrembiamo una nave nemica, possiamo decidere se utilizzarne i pezzi per riparare la Jackdaw o inviarla all flotta di Edward: nel secondo caso andrà a rimpolpare una flotta gestibile da un'apposita app per smartphone e tablet dalla quale potremo inviare le navi a combattere nei mari. Tutti i guadagni ottenuti nei combattimenti verranno riversati nelle nostre casse nel gioco principale, così da utilizzarli per potenziare ulteriormente la Jackdaw.

Amore

Una vita sul mare

- Se siete amanti delle atmosfere piratesche, adorerete Assassin's Creed IV: Black Flag. Le battaglie navali erano già una delle novità più belle di Assassin's Creed III, e qui trovano finalmente un ruolo centrale: riuscire ad avere la meglio su un galeone a noi superiore, cercando di aggirarlo stando alla larga dalle sue bordate e mortai e sfruttando tatticamente tutte le vostre possibilità, vi darà grandi soddisfazioni anche se non mancheranno le volte in cui finirete sopraffatti facendovi capire che forse è meglio potenziare ancora un po' la Jackdaw. Ritroviamo poi una riproduzione magistrale del mare, ora con maggiori dettagli come le balene che balzano sull'acqua e le profondità dove si posano i relitti affondati, mentre le tempeste riescono a intimorirci come se fossero vere, impegnandoci per uscirne indenni. Navigare al largo di bellissime terre lussureggianti, andare in cerca di tesori e lasciarci cullare dal canto dei nostri uomini: ahrrr!

La morte che viene dal cespuglio

- Le missioni stealth di AC III mi avevano già pienamente soddisfatto e qui troviamo simili meccanismi con l'aggiunta di maggiori possibilità di copertura - come i molti cespugli tra i quali muoverci non visti e dai quali attaccare gli ignari nemici - oltre all'uso della letale cerbottana, caricabile sia con proiettili soporiferi che con quelli che preferisco: dei dardi che fanno infuriare i nemici portandoli ad attaccare i loro compagni. Non c'è di meglio che creare un po' di maretta, per poter sgattaiolare non visti. E' stato inoltre introdotto un sistema di "tagging" dei nemici che, dopo averli identificati con l'Occhio dell'Aquila, rimarranno visibili anche se coperti da edifici; un sistema utile soprattutto quando dobbiamo condurre degli inseguimenti.

Passeggiare per l'Abstergo

- La parte di gioco nei panni del ricercatore dell'Abstergo Entertainment, tutta vissuta con visuale in prima persona senza che si vengano rivelate le fattezze, la voce o il nome del nostro alter-ego, si è dimostrata essere sorprendentemente valida. Le ambientazioni sono realizzate davvero molto bene sia come ricchezza di particolari che dal punto di vista grafico/architettonico (ho provato la versione Xbox 360 del titolo, e sono sicuro che queste aree brilleranno particolarmente su Xbox One), inoltre anche i mini-giochi che ci vedono hackerare i vari terminali presenti nell'edificio sono ben fatti, anche se non particolarmente impegnativi.

Nuovi misteri ed uno sguardo al futuro

- Assassin's Creed IV: Black Flag è senza dubbio un episodio interlocutorio nella saga di Ubisoft, ma questo non significa che la lotta tra Templari e Assassini non sia presente o che non possa offrirci nuovi tasselli da aggiungere alla grande storia occulta dell'umanità. Anzi, il gioco riesce a fornirci forse anche più rivelazioni e indizi di quanti ci aspetteremmo, arrivando persino a suggerire quelle che potrebbero essere le future ambientazioni dei titoli della serie oltre ad altre interessanti informazioni per chi vorrà e saprà cercare.

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Odio

Una formula ormai stanca

- Nonostante faccia con successo leva su alcune delle caratteristiche più riuscite del gioco precedente, altre caratteristiche di Assassin's Creed IV: Black Flag ci ricordano come la serie avrebbe bisogno di una bella rimodernata, non solo nelle storie ma anche nel gameplay. I combattimenti non cambiano rispetto al passato e anzi, ho notato il prepotente ritorno di un problema che AC III aveva in parte rimosso o comunque riusciva a nascondere bene, ossia i famosi nemici che si mettono in coda per mazzuolarci, in attesa che passi il turno dei loro compagni. Anche il sistema di corsa acrobatica porge il fianco a problemi come l'aggancio di superfici sulle quali non volevamo salire, rendendo talvolta gli inseguimenti abbastanza frustranti. C'è bisogno di una bella revisione dei meccanismi alla base del gioco: speriamo che la next-gen porti consiglio.

Troppe sbavature

- Mentre nelle azioni marittime non ho trovato particolari problemi, a terra si notano parecchie imperfezioni che fanno capire come il gioco avrebbe potuto giovare di un maggior lavoro di rifinitura. M'è capitato di vedere guardie camminare sul posto incastrate tra muri o scalinate, durante un'uccisione stealth la mia vittima m'è sparita tra le mani lasciandomi ad abbracciare il vuoto, ho notato parecchi casi di cadaveri fluttuanti in aria e così via. Inoltre mi è sembrato che, soprattutto nelle città, il livello grafico fosse inferiore a quanto di buono ci aveva mostrato AC III, mentre rimane ottimo nelle sequenze in mare aperto.

Doppiaggio incompleto

- Il gioco è completamente doppiato in italiano, o quasi. Capita spesso di sentire nemici o anche negozianti parlare in inglese oppure alternare frasi in inglese ed italiano in maniera casuale, una cosa che avevo notato anche nell'altro titolo Ubisoft Splinter Cell: Blacklist. Immagino che restrizioni di tempo o budget abbiano impedito di completare il doppiaggio di tutti i dialoghi, dopotutto sono davvero molti, ma sicuramente da un po' fastidio.

E la barca va…

- Le battaglie navali e le altre attività marittime sono sicuramente affascinanti, ma il risvolto della medaglia dell'essere un pirata è che… si passa molto tempo a navigare senza che accada nulla di importante. Il gioco dispone dei viaggi rapidi e anche di una modalità per far scorrere il tempo leggermente più veloce mentre il galeone viaggia a vele spiegate, ma nonostante questo a volte arrivare da un punto all'altro della mappa marittima risulta un'attività piuttosto tediosa, che spezza un po' il ritmo del gioco.

Tiriamo le somme

Assassin's Creed IV: Black Flag trova sicuramente il suo fascino nell'ambientazione piratesca e nel suo protagonista mosso principalmente da sogni di gloria e ricchezza, ma nonostante le splendide battaglie navali la serie inizia ad accusare una certa stanchezza. Quello che alla fine otteniamo è un buon gioco, estremamente longevo e ricco di piccole chicche che saranno gradite ai fan, seppur non esente da - fortunatamente non gravissimi - problemi. Se amate la saga del Credo probabilmente troverete pane per i vostri denti, anche se difficilmente lo porrete tra i giochi più entusiasmanti della serie. 8.5

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