“Non è un anno come gli altri. Il Padiglione Italia alla 13a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia deve porsi al centro di questa differenza e diventare un’occasione per riflettere sul rapporto tra crisi economica, architettura e territorio, deve essere uno spazio in cui immaginare un progetto di crescita del nostro Paese, il “common ground” deve tradursi in un progetto concreto e visionario, in cui cultura ed economia scrivano un nuovo patto.”
Con queste parole descrive il suo progetto Luca Zevi, scelto dalla Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee del ministero per i Beni e le Attività Culturali, quale curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura 2012. Il progetto si snoda come il racconto di un incontro possibile tra le ragioni dell’architettura, del territorio, dell’ambiente con quelle dello sviluppo economico.
Il racconto descrive quindi le “quattro stagioni” dell’architettura del made in Italy prendendo le mosse da “Adriano Olivetti nostalgia di futuro”, dove l’esperienza di Olivetti nell’Italia del secondo dopoguerra è assunta come paradigma di un modello di sviluppo in cui politica industriale, politiche sociali e promozione culturale si integrano nella proposta di una strada innovativa nella progettazione e nelle trasformazioni del territorio.
Dagli anni Ottanta, nel fervore imprenditoriale diffuso seguito alla scomparsa delle grandi industrie dal nostro paese, si verifica una sorta di assalto al territorio italiano, “attraverso iniziative di grande vitalità sotto il profilo produttivo, ma altrettanto disinteressate a qualsivoglia forma di espressione architettonica o di inserimento appropriato nel paesaggio – si legge nella nota”. La seconda stagione è proprio dedicata a questo “assalto al territorio”.
La terza stagione, “Architetture del made in Italy”, fa riferimento agli ultimi quindici anni, quando alcune imprese del hanno scelto di costruire i propri stabilimenti e centri direzionali secondo un progetto architettonico d’eccellenza. Sono nate così strutture attente ai luoghi, alla vita delle persone, alla sensibilità ambientale.
La quarta stagione, “reMade in Italy”, propone una sfida: la messa a sistema delle imprese italiane nella direzione di una green economy. Una tematica destinata a incontrare un’altra sfida, quella di Expo 2015, “Nutrire il pianeta”, che può diventare un’occasione per riflettere sul rapporto tra territorio e ambiente, città e produzione agricola. Verranno illustrati alcuni recenti esperimenti italiani che vanno in questa direzione: riqualificazione di insediamenti attraverso l’inserimento di attività produttive di nuova generazione; ripensamento degli spazi pubblici mirati a una città a misura dei bambini, che diventano parametro della qualità di vita negli spazi urbani.
Michelangelo Pistoletto ha realizzato un’opera per il Padiglione Italia, “L'Italia Riciclata”, realizzata sul prato del Giardino delle Vergini. Si tratta di una sagoma in legno della Penisola, lunga oltre otto metri, adagiata all’ingresso del Padiglione, sulla quale il maestro dell’arte povera è intervenuto con vario materiale di riciclo raccolto all’interno della stessa Biennale. Un’opera evocativa anche del lavoro passato di Pistoletto, da sempre attento al riciclo e alle tematiche della sostenibilità e della solidarietà.
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