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giovedì 20 settembre 2012
Shell: «Ecco perché abbiamo sospeso le trivellazioni nell’Artico Usa»
La Royal Dutch Shel, dopo la sospensione dell'avvio delle trivellazioni nell'Artico statunitense, ci ha inviato una precisazione nella quale conferma che è «impegnata in un programma pluriennale di perforazione per l'esplorazione di nuove risorse petrolifere e di gas ad alto potenziale ne blocchi 'offshore dell'Alaska. Importanti progressi sono stati fatti con questo programma, con due navi da perforazione, più di venti navi ausiliarie, un "approved capping stack" ed altre apparecchiature già posizionate per rispondere ad una possibile fuoriuscita di petrolio. Shell continua a dimostrare la forza e la portata dei preparativi nell'Artico».
La multinazionale risponde in realtà alle associazioni ambientaliste statunitensi che avevano gioito per la sua rinuncia alle trivellazioni nell'Artico nel 2012, ma ammette qualche difficoltà: «Nel corso degli ultimi giorni, la Shell ha completato con successo una serie di test del primo Arctic Containment System in assoluto, nel corso del test finale, la cupola di contenimento a bordo del Arctic Challenger è stato danneggiato. E' chiaro che saranno necessari alcuni giorni per riparare e valutare pienamente il funzionamento della cupola. Siamo delusi dal fatto che la cupola non abbia ancora raggiunto i nostri rigorosi standard di accettazione, ma, come abbiamo detto fin dall'inizio, non condurremo nessuna operazione fino a quando non saranno soddisfatti e no saremo pienamente in grado di farlo in modo sicuro».
La Shell spiega che «il tempo necessario per riparare il cupola, insieme alle misure che abbiamo adottato per proteggere le operazioni locali di caccia alle balene e per garantire la sicurezza delle operazioni nel ghiaccio galleggiante in movimento, ci hanno portato a rivedere i nostri piani per il programma di esplorazione 2012-2013. Al fine di stabilire una solida base per le operazioni nel 2013, quest'anno rinunceremo alla perforazione nelle zone degli idrocarburi. Invece, le inizieremo da molti pozzi, noti come "top holes",se il tempo rimanente in questa stagione lo permette. La parte superiore dei pozzi perforati nei giorni e nelle settimane a venire sarà ridotta in modo sicuro e temporaneamente abbandonato questo anno, in conformità con i requisiti normativi. Non vediamo l'ora, dopo il successo dei test e l'installazione dell' Arctic Containment System, di ricevere le nostre licenze di trivellazione finali per un programma di esplorazione pluriennale. Più recentemente, queste capacità sono state evidenziate nella gestone della Shell delle operazioni sul ghiaccio che ha portato con successo uno delle sue navi da perforazione e le navi ausiliarie al sicuro fuori del percorso di avvicinamento del ghiaccio marino. Nei prossimi giorni quella nave da trivellazione, il Discoverer Noble (nella foto), dovrebbe riprendere la sua posizione e le operazioni di perforazione sul "Burger A". Inoltre, nei prossimi giorni, Shell prevede di iniziare perforazioni esplorative nel Mare di Beaufort. Queste operazioni faranno seguito alla conclusione della caccia alle balene ed al ricevimento del permesso anticipato di trivellazione di un "top hole". Abbiamo testato e assemblato le navi da perforazione e le navi ausiliarie, formato il personale ed acquisito le approvazioni ed i permessi di numerosi progetti definitivi. Questo programma di esplorazione resta di importanza critica per i bisogni energetici dell'America, per l'economia e l'occupazione in Alaska e per la Shell».
Ma Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, risponde che comunque la Shell per quest'anno è stata costretta ad abbandonare i mari degli orsi polari e Margaret Williams del Wwf Usa ribatte che «non esiste la tecnologia per contenere una fuoriuscita nell'ambiente estremo dell' Oceano Artico. Si tratta di una delle aree marine più produttive al mondo, che sostiene centinaia di specie e migliaia di persone che dipendono dalla generosità del mare. Trivellare il nostro Oceano Artico è come giocare con il suo futuro».
Secondo Sierra Club, «ci sono molte ragioni per le quali quest'anno la Shell non è stata in grado di perforare, ma il colpevole principale è la mancanza di preparazione della stessa Shell. Dal non soddisfacimento dei suoi permessi Clean Air al danneggiamento della cupola di contenimento delle fuoriuscite di petrolio, la Shell ha dimostrato di non riuscire a trivellare in modo sicuro». L'associazione, che aveva già avviato una petizione contro le trivellazioni nell'Artico, chiede di inviare una email al presidente Usa Barack Obama per si invita ad inviare ad Obama ed al segretario agli interni del Kenneth Salazar recita: «Sono entusiasta di sapere che la Shell Oil quest'anno non trivellerà il petrolio nei mari dell'orso polare. E' estremamente chiaro che la Shell non sia attendibile per operare in sicurezza nei mari dell'Oceano Artico. E' anche chiaro che l'imprevedibilità dell'ambiente artico, dal ghiaccio marino alle tempeste, annovera l'Artico tra i luoghi più difficili dove lavorare nel mondo. Vi prego di lavorare per garantire che l'Artico rimanga sano e intatto per le generazioni future, opponendosi gli sforzi futuri per trivellare nei mari del Polar Bear. Vi prego di assicurarci un Artico in salute».
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