Nei giorni scorsi alcuni cronisti, "in
qualità di rappresentanti dei giornalisti giudiziari del palazzo di
giustizia di Milano", avevano chiesto di poterne avere copia
"trattandosi di un caso di interesse pubblico e di stringente
attualità". Ma il giudice Giulia Turri, che ha
depositato le motivazioni, ha respinto la richiesta spiegando che ai
sensi dell’articolo 116 del codice di procedura penale non sono
"soggetti legittimati" a prenderne visione. Dopo qualche minuto
trapelano i primi stralci su ciò che i giudici hanno scritto nelle
motivazioni: "Risulta innanzitutto provato che l’imputato abbia
compiuto atti sessuali con El Mahroug Karima in cambio di ingenti somme
di denaro e di altre utilità quali gioielli". "Ritiene il Tribunale che
la valutazione unitaria del materiale probatorio illustrato evidenzi lo
stabile inserimento della ragazza nel collaudato sistema prostitutivo di Arcore ove giovani donne, alcune delle quali prostitute professioniste, compivano atti sessuali in plurimi contesti".
"Risulta provato - si legge ancora - che il regista delle
esibizioni sessuali delle giovani donne fosse proprio Berlusconi, il
quale dava il via al cosiddetto bunga bunga in cui le
ospiti di sesso femminile si attivavano per soddisfare i desideri
dell’imputato, ossia per fargli provare piaceri corporei, come chiarito
dalla stessa El Mahroug, inscenando balli con il palo da lap dance,
spogliarelli, travestimenti e toccamenti reciproci". I giudidi
proseguono scrivendo che "a tale preludio faceva poi seguito la notte ad
Arcore con il presidente del Consiglio, in promiscuità sessuale, ma
soltanto per alcune giovani scelte personalmente dal padrone di casa tra
le sue ospiti femminili. Certo è che, tra queste, egli scelse El
Mahroug Karima in almeno due occasioni".
In un altro passaggio si legge che c’è "la prova, al di là di ogni ragionevole dubbio, della consapevolezza dell’imputato della minore età di El Mahroug Karima nella forma del dolo diretto".
"Il presidente del Consiglio dei ministri ha chiamato nel cuore della
notte il capo di gabinetto per chiedere la liberazione" di Ruby "al
fine di ottenere per sé un duplice vantaggio": da un lato, la ragazza
veniva in tal modo rilasciata per cui la stessa avrebbe
potuto
continuare indisturbata a frequentare Arcore e, dall’altro, evitava che
la stessa potesse riferire alle forze dell’ordine o alle assistenti
sociali di avere compiuto atti sessuali a pagamento con lo stesso
imputato, garantendosi così l’impunità". La prova che Berlusconi sapeva
della minore età di Ruby? Per i giudici è nella telefonata che l’ex
premier fece in Questura la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010: "La
prova della consapevolezza in capo all’imputato - scrivono - si trae
logicamente dal comportamento tenuto da Berlusconi a seguito del
controllo di Karima effettuato dal Commissariato Monforte-Vittoria in
corso Buenos Aires".
Berlusconi, si legge ancora nelle motivazioni della sentenza, avrebbe inquinato le prove del processo: "Ritiene
il Tribunale di dovere tenere conto anche della capacità a delinquere
dell’imputato, desunta dalla condotta susseguente ai reati, consistita
nell’attività sistematica di inquinamento probatorio a partire dal 6
ottobre 2010, attuata anche corrispondendo a El Marough Karima e ad
alcune testimoni ingenti somme di denaro".
Il Cavaliere "non cessò affatto di avere rapporti con la minorenne" dopo la notte del controllo in questura il 27 maggio 2010, "tanto che ne pretese l’affidamento a Minetti Nicole,
una delle fedeli frequentatrici della residenza di Arcore, bene
inserita nel sistema prostitutivo, la quale coadiuvava addirittura
l’imputato nella gestione degli appartamenti di via Olgettina,
provvedendo a mantenere i contatti con il gestore dell’immobiliare e con
il ragioniere Spinelli per i pagamenti delle spese e dei canoni di
affitto delle ragazze".
Secondo i giudici il capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni,
obbedì alla richiesta dell’allora premier Berlusconi di rilasciare Ruby
perché preoccupato da eventuali rischi sulla sua carriera. Se i giudici
definiscono una "frottola" la parentela tra Ruby e il presidente
Mubarak la condotta di Ostuni "rivela un palese timore del
soggetto passivo, derivante dall’indebita richiesta avanzata da
Berlusconi, tanto da non potere sottrarvisi, anche solo al fine di
evitare eventuali ripercussioni negative sul suo futuro professionale,
in virtù dei rapporti gerarchici intercorrenti tra i protagonisti e dei
ruoli dagli stessi rivestiti".
Molto duro il commento dei legali di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo:
"Certo che la condanna a un cittadino a sette anni di reclusione in un
processo dove tutte le asserite persone offese ne attestano l’innocenza,
compresi i funzionari di polizia, è davvero un fatto che poteva
accadere soltanto al presidente Berlusconi. Una concussione per
costrizione con l’asserito concusso che nega di esserlo e che viene
ritenuto tale perchè avrebbe potuto, ipoteticamente, temere effetti
negativi per la sua carriera. Mai il dottor Ostuni ha prospettato di
aver lontanamente pensato a tale evenienza. Nel contempo la dottoressa
Iafrate ha costantemente dichiarato di aver deciso in piena e totale
autonomia e libertà l’affido di Ruby" sottolineano Longo e Ghedini.
"Parimenti è del tutto assurda la ricostruzione delle serate ad Arcore e
dei rapporti con Ruby. Tutte le testimonianze, oltre trenta, che non
collimavano con le poche dell’accusa, sono state non solo neglette ma
addirittura ritenute false. Le nette e reiterate negazioni di Ruby,
verbalizzate ben prima della serata del 6/10/2010, che segnerebbe a
parere del Tribunale la consapevolezza del presidente Berlusconi in
ordine alle dichiarazioni rese in Procura, non vengono neppure
considerate", rimarcano.
"Ruby ha sempre negato fin dal primo momento qualsiasi atto
sessuale con il Presidente Berlusconi e qualsiasi dazione di denaro a
ciò rivolta. Ugualmente la teste ha sempre ribadito che il presidente
Berlusconi era inconsapevole, comunque, della sua minore età. Certo che
la condanna ad un cittadino a sette anni di reclusione in un processo
dove tutte le asserite persone offese ne attestano l’innocenza, compresi
i funzionari di polizia, è davvero un fatto che poteva accadere
soltanto al presidente Berlusconi".
fonte il giornale
Nessun commento:
Posta un commento