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lunedì 9 dicembre 2013

De Falco: 'Vada a bordo c...' Schettino abbassa lo sguardo

GROSSETO- Dalla Costa Concordia ammisero la falla solo venendo contattati più volte da terra, in particolare dalla capitaneria di Livorno. Lo dice Gregorio De Falco teste al processo di Grosseto ricordando che ''alle 22.38 (l'urto è delle 21.45, ndr) la nave dà il segnale di distress. Chiamo io la nave perchè non convince la situazione di apparente tranquillità che loro dichiaravano. A seguito di questo ammettono che c'è una falla e non un semplice black out, così possiamo inviare motovedette ed elicotteri'' di soccorso.
De Falco, così capimmo che era un naufragio - ''Mentre dalla nave ci davano rassicurazioni sulla situazione a bordo, i carabinieri di Prato ci avevano avvisato della telefonata di una parente di una passeggera secondo cui la nave era al buio, erano stati fatti indossare i giubbotti di salvataggio, erano caduti oggetti e suppellettili: circostanze non coerenti con quanto dichiarato dalla nave''. Lo racconta Gregorio De Falco al processo di Grosseto, ricordando la sera del 13 gennaio 2012 alla sala operativa della capitaneria di Livorno. ''Questo ci fece pensare che la situazione era più grave'' e ''nessuno dalla Concordia aveva ancora chiamato per chiedere soccorso''. Nei primi contatti via radio, poco dopo le 22, la Costa Concordia aveva detto alla capitaneria di avere un black out e che sarebbe rimasta al Giglio per verificare l'avaria. Ma nessuno allora parlò di falla
Schettino a capitaneria, ci resto io a bordo ''Comandante, chi rimane a coordinare i soccorsi da bordo, chi ci rimarrà, lei?''. E Schettino alla domanda di un sottocapo della capitaneria di porto di Livorno: ''Ci rimango io''. ''Grazie, comandante''. La conversazione viene fatta ascoltare al processo di Grosseto. In realtà non sarà così: Schettino lascerà la nave quando ci sono ancora molti passeggeri a bordo. Questa conversazione è delle 23.37 del 13 gennaio 2012.
'Vada a bordo c...',e Schettino abbassa lo sguardo I- 'Vada a bordo, c....!' E Francesco Schettino abbassa lo sguardo agitando un foglio scritto che tiene in mano, mentre parla con uno dei suoi avvocati. Così l'imputato del processo sul naufragio della Costa Concordia reagisce mentre scorre l'audio della telefonata con cui Gregorio De Falco tentò di convincerlo a risalire sulla nave per coordinare i soccorsi ai passeggeri. Durante la testimonianza di De Falco Schettino ha interloquito spesso con la sua difesa, anche scuotendo la testa e sorridendo in modo nervoso durante le telefonate più concitate e drammatiche con De Falco.
De Falco,ancora mi chiedo perchè Schettino scese  - ''Esortai il comandante Schettino a risalire sulla nave ma non ci sono riuscito''. Anche così Gregorio De Falco ricorda le telefonate con il comandante Francesco Schettino, fino a quella più celebre chiosata dalla frase 'Vada a bordo c....!' mentre Schettino tergiversava all'ordine di risalire da una biscaggina. La telefonata è stata fatta sentire integralmente in aula. De Falco dice anche: ''Ancora oggi mi chiedo perché era sceso'' dalla nave.
De Falco-Schettino,'Quanti a bordo?' 'Una diecina'  - ''Quanti passeggeri ci sono ancora a bordo, comandante?''. E Schettino: ''Non lo so, mi trovo sulla lancia, credo massimo una diecina di persone sull'altro lato'': è una delle prime conversazioni tra Gregorio De Falco, che chiede informazioni dalla sala operativa di Livorno e Francesco Schettino. Ma alla capitaneria risultavano almeno in in quella fase almeno 2-300 persone ancora a bordo. Sono mezzanotte e 28. Ancora De Falco: ''Quanti coordinano lo sbarco? Lei dove si trova?''. E Schettino: ''La nave è giù a 90 gradi, sono su una scialuppa tra la nave e terra''. ''Comandante: quante persone vede in acqua? Ci sono donne, bambini? Quanti sono? Si stanno buttando in acqua?''. ''A bordo c'è una decina...''. ''Può verificare questo dato? Voglio i dati''. ''Io chiesi quante persone andare a cercare a bordo - ha detto oggi De Falco -, insistevo ma il comandante non mi sapeva dare le risposte''.

La testimonianza, al processo sul naufragio della Costa Concordia, del capitano di fregata Gregorio De Falco della capitaneria di porto di Livorno, che la notte del 13 gennaio 2012 esortò con energia il comandante Francesco Schettino a risalire sulla nave con una serie di telefonate, fra cui quella resa celebre dalla frase ''Torni a bordo, c...!''. De Falco ha raggiunto l'aula di tribunale ricavata nel Teatro Moderno di Grosseto, è stato fatto accomodare nella saletta per i testimoni e dovrebbe testimoniare già stamani. Il processo è ripreso con la testimonianza dell'ammiraglio Ilarione Dell'Anna, che all'epoca era a capo della Direzione marittima di Livorno. In aula assiste al processo l'imputato Francesco Schettino.
avvocati parti civili convocano sit in in aula - Un appello a tutti i passeggeri superstiti della nave Costa Concordia affinchè siano presenti all'udienza del 13 gennaio 2014, secondo anniversario del disastro, per mettere in atto un 'sit in' dentro l'aula del Teatro Moderno di Grosseto: questa l'iniziativa di protesta che il pool di avvocati di Giustizia per la Concordia ha annunciato stamani prima dell'udienza del processo. Sempre per il 13 gennaio 2014 sono stati previsti, secondo le intenzioni dei promotori, anche cinque minuti di silenzio in aula ''per chiedere rispetto e giustizia''. I passeggeri superstiti sono stati invitati dagli avvocati di parte civile ''ad una vera e propria mobilitazione generale per quei passeggeri della Concordia ancora indignati e decisi a non far passare sotto indifferenza tutte le vere responsabilità legate al naufragio''. Sempre annunciando l'iniziativa del prossimo 13 gennaio, il pool Giustizia per la Concordia ha rinnovato le sue critiche alla compagnia Costa Crociere spa i cui ''vertici dovrebbero tenere conto delle loro responsabilità'' e ha chiesto che i loro assistiti siano ''risarciti decorosamente''. ''Se dovessimo limitare il processo alla ricerca della responsabilità di Francesco Schettino - scrivono gli avvocati di parte civile in un volantino distribuito prima dell'udienza -, avremmo già potuto chiudere il processo qui. Se invece vogliamo ricercare la verità allora si deve permettere alle parti civili di andare oltre la cronologica rappresentazione dei tragici eventi'' del 13 gennaio 2012.
fonte ansa

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