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mercoledì 19 settembre 2012

Freno al consumo di suolo in un ddl del Governo



Dall'ultimo Consiglio dei Ministri un disegno di legge quadro per limitare il consumo di suolo e valorizzare le aree agricole. Secondo il Presidente Mario Monti, un provvedimento di grande importanza, tanto da poter essere definito anch'esso una sorta di "Salva Italia". Questa volta non è il bilancio a dover essere salvato ma il paesaggio agricolo che, come risorsa inestimabile del Paese, è strettamente connesso alle questioni economiche.

Il Consiglio ha approvato il testo su proposta dei Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, per i beni culturali e dello sviluppo economico, di concerto con i ministri competenti. Dovrà acquisire il parere della Conferenza Unificata prima dell'inizio dell'iter parlamentare e non è escluso che possa diventare legge entro la fine di questa legislatura.

L'intento è porre un freno alla cementificazione del territorio agricolo. «Negli ultimi 40 anni» ha asserito Monti «la superficie agricola è passata da 18 a 13 milioni di ettari, con una perdita pari alla somma dei territori di: Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna». Una grande perdita - ha ricordato il Presidente - per la filiera agro-alimentare, con l'effetto che la produzione non riesce a soddisfare il fabbisogno nazionale. Ripercussioni negative, naturalmente, sul paesaggio e sugli assetti idrogeologici.

Il disegno di legge si ispira alla normativa tedesca, ha spiegato il ministro Catania: verrà fissata l'estensione massima di terreno agricolo sottraibile alla sua funzione, ovvero si stabilirà la massima superficie edificabile che verrà poi suddivisa fra le varie Regioni, secondo una distribuzione armonica su tutto il territorio nazionale.

Sono diversi i mezzi che il disegno di legge mette in campo. Secondo quanto sintetizzato nel comunicato stampa diramato al termine del Consiglio, possono essere riassunti in 8 punti. Li riportiamo:

1. Vengono identificati come "terreni agricoli" tutti quelli che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola;

2. Si introduce un meccanismo di identificazione, a livello nazionale, dell'estensione massima di terreni agricoli edificabili (ossia di quei terreni la cui destinazione d'uso può essere modificata dagli strumenti urbanistici). Lo scopo è quello di garantire uno sviluppo equilibrato dell'assetto territoriale e una ripartizione calibrata tra zone suscettibili di utilizzazione agricola e zone edificate;

3. Si prevede il divieto di cambiare la destinazione d'uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuto di Stato o di aiuti comunitari. Nell'ottica di disincentivare il dissennato consumo di suolo, l'intervento mira a evitare che i terreni che hanno usufruito di misure a sostegno dell'attività agricola subiscano un mutamento di destinazione e siano investiti dal processo di urbanizzazione;

4. Viene incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l'attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti.

5. Si istituisce un registro presso il Ministero delle politiche agricole al fine di identificare i Comuni interessati, i cui strumenti urbanistici adottati non prevedono l'ampliamento di aree edificabili o un aumento inferiore al limite determinato dalle Regioni, che possono chiedere di essere inseriti.

6. Si abroga la norma che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità - consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria - e siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell'Ente locale.

7. Si abroga inoltre la norma che prevede che una percentuale dei proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal Testo Unico in materia edilizia sia utilizzata per il finanziamento delle spese correnti dell'ente locale. Il fine è quello di disincentivare l'attività edificatoria sul territorio.

[Governo.it]
Oneri di urbanizzazione impiegati per "fare cassa"

Con la legge finanziaria del 2008 e per effetto del "Milleproroghe del 2010", si è stabilito che i proventi delle concessioni edilizie potessero essere utilizzati, per una quota non superiore al 50%, per il finanziamento di spese correnti dell'Ente.

Una misura che ha slegato gli oneri di urbanizzazione dalla realizzazione delle opere per le quali venivano versati. Con l'effetto che un'amministrazione potesse essere interessata a costruire piuttosto che a recuperare per il solo obiettivo di far quadrare i bilanci. Un provvedimento - quello introdotto dalla finanziaria - che ha una validità limitata nel tempo. La possibilità di utilizzare gli oneri di urbanizzazione per fare cassa è prevista infatti fino alla fine di quest'anno.

Il nuovo provvedimento appena varato dal Governo ha ragione ad aver individuato in quella misura un incentivo all'attività edificatoria finalizzata a fare cassa. Ma quasi sicuramente non avrà effetto. Difficilmente il ddl diventerà legge prima di dicembre, ma forse impedirà che futuri Milleproroghe possano nuovamente differire i termini di una legge che non rispetta i nostri territori e le nostre risorse.

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