Un impegno risoluto e deciso da parte degli ingegneri verso la lotta alla criminalità. Lo ha confermato il presidente del Cni, Armando Zambrano, nel corso dell’intervento di apertura del 57° Congresso nazionale in svolgimento a Rimini. “Gli Ordini sono da sempre un presidio di legalità – ha detto Zambrano - con le segnalazioni alla magistratura e all’autorità di vigilanza in merito alle gare d’affidamento di incarichi, da parte della pubblica amministrazione, irregolari ed illegali, che spesso nascondono i tentativi della criminalità di inserirsi nel sistema degli appalti”.
Il presidente del Cni ha poi avanzato una prima richiesta alle istituzioni: “Riteniamo importante che lo Stato si doti di centrali uniche per le gare di appalto, creando strutture qualificate e aperte al controllo dei vari soggetti interessati, dalle associazioni di imprese ai sindacati, dagli ordini professionali ai semplici cittadini. Le condizioni procedurali per gli appalti del resto appaiono in alcuni casi tanto complesse, ‘un ginepraio normativo’, e le stesse stazioni appaltanti, anche quelle corrette, “hanno difficoltà a muoversi, diventando così una giustificazione per ‘adattamenti’ procedurali, spesso direi anche ‘creativi’ per aggirare le norme e impedire la pubblicità”.
Gli ingegneri presentano così la propria ‘ricetta’ in merito ad una più forte lotta alla corruzione: “Semplificazione delle procedure e riorganizzazione della pubblica amministrazione migliorando la qualità dei professionisti - ha spiegato Zambrano –. Si continua a pensare che siano le regole a garantire la lotta alla corruzione, mentre sono soprattutto le persone a fare la differenza”.
Determinante comunque resta il contributo degli ingegneri anche in sede di direzione dei lavori: “I professionisti potrebbero svolgere una più efficace attività di controllo, comunicando in tempo reale a centrali operative, per via informatica, i nominativi di soggetti presenti in cantiere e i mezzi d’opera, consentendo a chi di dovere di poter verificare situazioni di monopolio e di costrizione all’uso di particolari fornitori”.
Alla luce della situazione attuale “il Cni sta anche studiando un nuovo codice deontologico, dove non solo la semplice collusione, ma anche la mancata denuncia al Consiglio di appartenenza, di violazioni di leggi di cui il professionista venisse a conoscenza nell’ambito della sua attività professionale, costituisca violazione disciplinare. La novità sta anche nell’impegno per i consigli di avviare i procedimenti sanzionatori nei confronti di colleghi destinatari di provvedimenti giudiziari, senza attendere l’emissione di sentenza definitiva. Con un’efficace lotta alla corruzione la crescita dei redditi potrebbe essere superiore del 24%”.
Nessun commento:
Posta un commento