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mercoledì 30 maggio 2012

Il chip di silicio che rivoluzionera' le memorie

Un team di ricerca è riuscito a realizzare praticamente un componente fino ad ora esistente solo in teoria: il “memristor”, un chip al silicio che, grazie alle sue proprietà elettroniche, permetterebbe di rendere le memorie dei computer più veloci e capaci.
Sebbene il primo prototipo fosse stato svelato nel 2008, sono passati ben 37 anni dalla prima teorizzazione del memristor, che oggi arriva a un punto cruciale: annunciato in occasione del European Materials Research Society meeting di Strasburgo, il memristor diventerà realtà grazie all'impiego dei nuovi superconduttori, e sarà disponibile sul mercato a prezzi contenuti.
Il nome “memristor” deriva dalla fusione di “memoria” e “resistenza”, poiché i suoi cambiamenti di resistenza variano a seconda di quanta corrente è passata attraverso di esso, e allo stesso tempo esso “ricorda” il valore anche dopo che la corrente non passa più.
La scoperta, come accade spesso nel mondo della ricerca, è avvenuta sperimentando su altri obiettivi. Gli autori, ricercatori dello University College London, erano alle prese con la sperimentazione sull'ossido di silicio per la realizzazione di apparati Led, quando hanno riscontrato che quelli che a una prima occhiata sembravano circuiti elettronicamente instabili, a un'analisi più approfondita erano filamenti di ossido di silicio con la capacità di passare tra vari stati conduttivi e non-conduttivi in maniera prevedibile.
Il risultato ottenuto dal team apre le porte alla possibilità di sostituire l'attuale tecnologia "flash", presente in ogni chiavetta Usb e in schede di memoria.“Stiamo raggiungendo i limiti di ciò che possiamo fare con la memoria flash in termini di aumento della densità di immagazzinamento, ed anche la potenza relativamente alta non e' cosi' rapida come vorremmo", ha spiegato Anthony Kenyon dell'University College di Londra.
Il team è al lavoro per l'elaborazione di un dispositivo adatto al mercato di consumo, dato che i materiali attuali sono ancora molto costosi; in questo senso la chiave per renderli economici e quindi adatti al mercato potrebbe essere la loro compatibilità con la tecnologia di semiconduttori esistenti.

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