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lunedì 21 maggio 2012

Il D-Day delle costruzioni contro i mancati pagamenti

7.552 imprese edili fallite negli ultimi tre anni. La riduzione degli investimenti nelle costruzioni del 5,4% (con un ulteriore 3,8% previsto per il 2012). Una stima entro i prossimi cinque anni del 24% di mercato perso. 400mila posti di lavoro cancellati.
Sono le cifre più eclatanti del D-Day del mondo dell'edilizia, settore tra i più colpiti dalla crisi economica, che è sceso in piazza il 15 maggio a Roma per protestare contro i mancati pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, imputati principali della frenata del mercato edile. Si parla di 100 miliardi da sbloccare, di cui 30 soltanto per l'edilizia, ritardi che vanno dalla media di 180 giorni a punte massime di 2 anni.
Una situazione catastrofica, amplificata dai recenti aumenti dei suicidi per cause finanziarie e dalla contestata Imu, che secondo l'Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), organizzatrice dell'evento insieme a Federcostruzioni, “deprimerà ancora di più il settore”. Un panorama composito originato, secondo il presidente dell'Ance Paolo Buzzetti, dal dimezzamento degli investimenti, dalla pressione fiscale (vicina al 54,5% del pil) e dal crollo dei mutui immobiliari, diminuiti del 60% nell'ultimo anno.
La protesta coinvolge 80 comparti industriali, rappresentanti dell'Anci, dell'Upi e dei sindacati.
I costruttori reclamano un allentamento del Patto di stabilità, che impedisce alle istituzioni pubbliche, a partire da Comuni e Regioni, di pagare i debiti. Oltre a protestare, le associazioni hanno messo in campo delle proposte per rilanciare il settore, dal Piano per le città al Piano per le scuole, modelli di interventi di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica che possono essere adottati da ogni Comune d'Italia con investimenti che si tradurranno in risparmi.
Una protesta che porta con sé un ultimatum: i decreti ingiuntivi che i costruttori intendono presentare se non avranno una risposta immediata da parte dello Stato.
Congiuntamente alla protesta dei costruttori, anche il Consiglio Nazionale Architetti ha gettato uno sguardo pesante sulla crisi del settore. Secondo il Presidente del Consiglio Leopoldo Freyrie, ritardi e impossibilità di accesso al credito pesano soprattutto sui professionisti più giovani: “Per gran parte dei 150mila architetti italiani il peso delle insolvenze ha ormai superato il 20% del proprio volume d’affari, mentre riguardo alla situazione finanziaria, il 45% - soprattutto nel Sud - si trova ad avere debiti con banche, società finanziarie o fornitori”. E conclude invocando il recepimento della Direttiva Europea sull’obbligo di pagamento – per tutti – a 60 giorni e “una moral (e strong) suasion sulle banche perché anche i professionisti singoli e associati abbiano possibilità di accesso al credito, a tassi ragionevoli”.

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