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sabato 26 maggio 2012

Terremoto in Emilia: l'analisi degli esperti

La terra continua a tremare in Emilia Romagna: la sequenza sismica di Modena-Ferrara ha continuato a manifestarsi in queste ultime ore con decine di repliche. In totale, al momento del rilevamento alle ore 8,00 del 21 maggio, ne sono state localizzate oltre 170.
A rilevarlo è l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia sottolineando che dall'inizio della sequenza gli eventi di magnitudo superiore a 5 sono stati 2, quelli con magnitudo tra 4 e 5 sono stati in totale 8 e 37 di magnitudo compresa tra 3 e 4. “La sequenza sismica è ancora in atto – ha detto Stefano Gresta, presidente dell’Ingv - e le scosse continueranno ancora e potrebbero andare avanti per giorni, settimane o addirittura mesi”.
La sequenza sismica ha interessato la regione padana, già sede di terremoti rilevanti nei mesi passati. In particolare, a gennaio 2012 la zona appenninica di Reggio Emilia e Parma fu colpita da terremoti di magnitudo 4.9 e 5.4, a distanza di pochissimi giorni. I due terremoti di gennaio, sebbene avvenuti a profondità molto diverse (30 e 60 km) rispetto ai 6-8 km dell’ultimo sisma, sono anch’essi legati ai movimenti della stessa “microplacca adriatica”, che negli ultimi mesi ha avuto un’attività piuttosto intensa.
Gian Paolo Cavinato, ricercatore dell'Istituto di Geologia del Cnr, ha invece spiegato a Repubblica perché il sisma dell’Emilia, di magnitudo 5.9, e quello dell’Aquila, di magnitudo 6.3, hanno avuto conseguenze molto diverse nonostante, a prima vista, possano sembrare eventi simili. “Quando si verifica un terremoto, i fattori da prendere in esame per capirne l'entità e ciò che comporta sono molteplici. La potenza dei due sismi apparentemente si differenzia di poco – ha detto Cavinato - ma la misurazione avviene secondo una scala logaritmica che, per ogni punto, indica una potenza notevolmente maggiore”. La potenza che si è sprigionata in Abruzzo è stata quindi superiore a quella registrata in Emilia.
Inoltre il grado di magnitudo si rivela soltanto il primo elemento da prendere in esame. Fondamentali sono infatti sia la struttura geologica del territorio che la composizione dei terreni affioranti e sepolti. “Nell’area della Pianura Padana colpita dal sisma domenica, catalogata a medio-basso rischio sismico, è sepolta l'estremità settentrionale dell'Appennino, ma L'Aquila è invece in un'area montuosa, vicina al Gran Sasso e all'interno di una valle: gli effetti di propagazione delle onde sono molto differenti. Nelle zone montuose ci può essere un'amplificazione maggiore e la roccia reagisce all'oscillazione di un sisma in modo completamente diverso da quello che fa un terreno soffice, che in caso di terremoto vibra molto di più”.
Altri elementi che contribuiscono alla valutazione complessiva sono la densità di popolazione, nettamente superiore nell’area abruzzese rispetto a quella emiliana, e il modo in cui sono stati costruiti gli edifici. In Emilia sono stati prevalentemente danneggiati i palazzi più vecchi, mentre all'Aquila sono crollati anche palazzi di recente costruzione.
Intanto le autorità cominciano a fare la conta dei danni provocati dal sisma. Oggi il Consiglio dei Ministri dichiarerà lo stato d'emergenza per le zone colpite, mentre il questore di Ferrara quantifica in oltre 4.000 il numero degli sfollati fra il ferrarese e il modenese ed è cominciata anche la verifica sullo stato di agibilità degli edifici. Coldiretti stima invece in circa 200 milioni i danni al settore agricolo e la Cgil parla di 5.000 posti di lavoro a rischio.

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