CERCASI SPONSOR E DONAZIONI --- CERCASI SPONSOR E DONAZIONI --- CERCASI SPONSOR E DONAZIONI

venerdì 20 aprile 2012

In Emilia-Romagna la crisi non dà tregua

Il bilancio 2011 si è chiuso con un aumento della produzione dell'1,9 per cento, dovuto per lo più ai risultati positivi dei primi nove mesi causati dall'"effetto rimbalzo" sulla forte flessione del 2010 e 2009, mentre l’ultimo trimestre presenta un peggioramento, indice di una crisi ancora in atto.
Tra i settori si è distinto il sistema metalmeccanico (che ha beneficiato di incrementi tra il 3-4 per cento), mentre moda, legno e altre industrie hanno chiuso il 2011 in negativo. L’industria alimentare ha registrato un aumento prossimo all’1,0 per cento, confermando la propria aciclicità. Tra le classi dimensionali sono state le imprese più strutturate a evidenziare gli incrementi più consistenti, a fronte della sostanziale stasi delle piccole imprese (+0,4 per cento).
Anche per il fatturato il 2011 è stato caratterizzato da una crescita in valore delle vendite pari all’1,9 per cento. Le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono risultate pari a quasi 47 miliardi di euro, vale a dire il 13,1 per cento rispetto al 2010 (+11,4 per cento in Italia). A fare da traino il sistema metalmeccanico ed il comparto dei "mezzi di trasporto".
«I dati relativi al 2011», dichiara il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Carlo Alberto Roncarati, «fotografano una regione che sta subendo profonde trasformazioni economiche e sociali, sulla spinta di una crisi che manifesta una recrudescenza. Nel 2012, per la nostra regione, secondo le previsioni formulate dal Centro studi di Unioncamere Emilia-Romagna in collaborazione con Prometeia, è prevista una flessione del PIL attorno all’1,5 per cento, mentre nel 2013 dovremmo tornare, seppur di poco, sopra lo zero».
Le prospettive di diminuzione del Pil regionale sono confermate da Confindustria Emilia-Romagna: «Il quadro dell’industria regionale», afferma il presidente Gaetano Maccaferri, «e il clima di fiducia degli imprenditori sono bruscamente peggiorati, analogamente al contesto nazionale. Tutti i parametri (produzione, fatturato, ordini, investimenti e occupazione) sono in forte contrazione. L’edilizia e i consumi presentano una domanda piatta. Le indicazioni delle aziende confermano che il 2012 resterà un anno negativo in cui neppure l’export, che pure mostra segni di vitalità, sarà in grado di compensare le difficoltà della domanda interna e degli investimenti».
Circa le prospettive sino all’estate, rilevate da Confindustria Emilia-Romagna nell’indagine semestrale su 700 imprese con 60 mila addetti e 17 miliardi di euro di fatturato, il 24 per cento degli imprenditori si aspetta un aumento della produzione, il 46 prevede stazionarietà e il 30 per cento un calo produttivo rispetto al primo semestre dell’anno scorso. Il saldo tra ottimisti e pessimisti è peggiorato rispetto alla precedente indagine per tutti gli indicatori: produzione, ordini interni ed esteri e occupazione.
Il credito in Emilia-Romagna, secondo l’analisi di Carisbo-Cariromagna, ha segnato un rallentamento nella seconda metà del 2011, proseguito anche a inizio 2012, in linea con la tendenza nazionale. Il complesso dei prestiti, cresciuto del 4,8 per cento in media nel 2011, ha subito una brusca frenata sul finire dello scorso anno, in concomitanza con l’inasprirsi della crisi del debito sovrano, chiudendo con una variazione dell’1,2 per cento. Il 2012 si è aperto ancora in rallentamento.
Nei prestiti alle imprese hanno tenuto bene le province di Modena (+3,3 per cento a gennaio 2012), Bologna (+2,7 per cento) e Ravenna (+2,1 per cento) con tassi di crescita superiori alla media regionale, seguite da Reggio Emilia (+0,7 per cento) e Forlì-Cesena (+0,3 per cento). Si è confermata la debolezza di Parma, che a gennaio 2012 vede una contrazione dei prestiti alle imprese del 4 per cento. Segno negativo si è registrato anche per Rimini (-1,5 per cento) e, più leggermente, per Ferrara (-0,5 per cento) e Piacenza (-0,2 per cento).

Nessun commento:

Posta un commento