TOKYO - Il 'cuore' nucleare del Giappone tornerà a pulsare malgrado la crisi di Fukushima, la più grave dopo Cernobyl: il premier Yoshihiko Noda ha disposto il riavvio di due unità della centrale di Oi, nella prefettura occidentale di Fukui, che da sola vale 14 impianti sui 50 presenti nel Paese, spenti per manutenzione di routine e controlli sulla sicurezza. "Ora che abbiamo la comprensione da parte delle autorità locali, la decisione finale del governo è di far ripartire i reattori n.3 e 4 di Oi", ha affermato Noda, consapevole dell'impopolarità, rivolgendosi ai ministri coinvolti nella politica nucleare del Paese, dopo il via libera ottenuto dal governatore di Fukui, Issei Nishikawa. "Vogliamo compiere altri sforzi per ripristinare la fiducia dei cittadini sul nucleare e le norme di sicurezza", ha detto il premier, il cui gradimento é sotto pressione anche per il rialzo dell'Iva, ufficializzando la prima riaccensione degli impianti dopo l'emergenza atomica causata dal sisma/tsunami dell'11 marzo 2011. A stretto giro, nel primo pomeriggio, una protesta (un po' improvvisata) contro il nucleare è andata in scena intorno ai palazzi dei ministeri nella centrale area di Kasumigaseki: circa 30 manifestanti a fronte di uno schieramento di almeno il doppio di poliziotti, con tanto di scudi anti-sommossa e mezzi pesanti. Il movimento anti-atomo è destinato a prendere nuovo vigore perché, ha assicurato ieri il premio Nobel per la Letteratura Kenzaburo Oe, tra i promotori di 'Sayonara impianti nucleari! Iniziativa dei cittadini per 10 milioni di firme', la percezione "della società giapponese è cambiata. Ho fiducia che siano fermati presto i piani per la costruzione di nuove centrali e demoliti i reattori esistenti".
La scelta di Noda "espone inutilmente a rischio il Giappone, la salute della gente, l'ambiente e l'economia", ha osservato Greenpeace. Ed è il preludio al possibile riavvio di unità ulteriori, tra cui la n.3 di Ikata (prefettura di Ehime) e le n.1 e 2 di Tomari (prefettura di Hokkaido). "Non c'é un punteggio perfetto quanto a prevenzione delle catastrofi", ha spiegato il ministro dell'Industria, Yukio Edano, ma "in base a quanto imparato da Fukushima, le misure urgenti sono state attuate e la situazione a Oi è rafforzata". Edano, che ha le deleghe sulle politiche energetiche, ha poi assicurato che i programmi del governo non cambiano e che la riduzione della dipendenza dal nucleare "é invariata nel medio-lungo termine" anche dopo la decisione di Oi, malgrado l'atomo a uso civile generasse il 30% dell'elettricità della terza economia al mondo prima della crisi. La lobby industriale (e nucleare) nipponica l'ha spuntata in base ai dati oggettivi, tra cui il serio rischio di blackout, a partire dal ricco Kansai (Giappone centrale), dove le stime rimarcano un gap produttivo del 15% sul picco della domanda estiva. L'ipotesi delocalizzazione delle imprese ventilato dalla Bank of Japan e il balzo della bolletta energetica hanno dato un'accelerata. Non a caso, Kansai Electric, il gestore di Oi, ha subito reso noto di aver iniziato le procedure di riaccensione al reattore n.3 (alle 14.30 locali, le 7.30 in Italia), mentre per il n.4 si dovrà attendere il 21 giugno. Se le verifiche saranno positive, le unità lavoreranno a regime tra inizio e metà luglio.
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