Le donne impiegate nel settore dell'edilizia rappresentano ancora una quantità molto bassa, pari al 14% degli occupati totali. È quanto emerge nella fotografia del rapporto tra donne e comparto delle costruzioni presentato a Roma dalla Fillea Cgil durante la seconda Assemblea Nazionale delle lavoratrici e delegate, dal titolo “Costruire in genere”.
Sono circa 225 mila (secondo l'Inps) le donne che lavorano nel settore delle costruzioni. Il 67% di loro occupa un ruolo di dipendente, a seguire tecniche, operaie semplici e specializzate. Poche dirigenti, tante con partita Iva, soprattutto nel settore del restauro e archeologia, quasi la metà lavorano con contratti part time, un buon livello di sindacalizzazione.
La percentuale nell'edilizia è molto bassa, pari al 7,3%; le donne occupate in questo ambito tendono a ricoprire sempre più mansioni storicamente maschili, come gruisti, capi cantiere, ma anche figure di direzione, ingegneri e architetti. Decisamente superiore la percentuale di donne impiegate nell'ambito legno-arredo (27%), e soprattutto nel settore restauro e archeologia (70%). Le dirigenti donne (0,8%), inoltre, superano i dirigenti uomini (0.4%).
Secondo Fillea, due parametri possono essere indicatori di una possibile discriminazione salariale: il fatto che dal 2008 al 2011 sia cresciuta la presenza di lavoro autonomo e imprenditrici, inducendo a credere che alcune possano essere false partite Iva, e la presenza di un 43% di donne che lavorano part-time, che lascia intendere la possibilità di lavoro “grigio” occulto.
Se così fosse, le donne in edilizia sono esposte a un doppio rischio: di godere di condizioni contrattuali svantaggiose e allo stesso tempo di essere sottoposte alla naturale compressione dei costi del lavoro del settore.
Nessun commento:
Posta un commento