Finalmente. La Rai come la Banca d'Italia. Un auspicio evocato per decenni da destra, da sinistra e soprattutto dai super partes, se mai sono esistiti. Ci voleva lo strano governo del professor Mario Monti, e lo spread, l'euro in rotta, la Grecia e chissà, Bilderberg e la Trilateral, ma alla fine ecco un presidente, Anna Maria Tarantola, che viene dritta dritta da Palazzo Koch. E con lei Luigi Gubitosi, uno sterminatore di sprechi, manager al top tra Fiat e Wind. Non c'entrano niente con viale Mazzini? E neanche con i partiti che tradizionalmente fanno e disfano sotto il cavallo? Appunto. Non si sa come sarà la nuova Rai. E così, come il sistema politico di cui è al solito specchio, è in mezzo alle due rive. Tra la bancarotta della seconda Repubblica e la Banca del settimo piano. Mentre la società civile, come in tutte le rivoluzioni, preme sventolando non bandiere, non stendardi ma questa volta curriculum sotto l'egida del Pd. L'uovo di Colombo, ma nel senso di Gherardo. Vent'anni fa di questi tempi arrestava mariuoli. Oggi l'ex pm di Mani Pulite continua il repulisti con altri mezzi, con la sua candidatura nel cda Rai. "E chissà che discussioni con Guido Paglia", pregustano in viale Mazzini.
Per dire la confusione: qualcuno sta provando a trasformarsi in grillino. Nel Tg1 la coppia formata da Leonardo Metalli e Stefano Campagna è giù uscita allo scoperto. Ma il fuochista occulto dell'operazione 5 Stelle a Saxa Rubra è un insospettabile: Augusto Minzolini, l'ex direttore del Tg1, che il comico ha sempre chiamato sul suo blog Minzolingua. Poco incoraggiante, d'accordo, ma non è questo che conta per Minzo. Più di tutto, ora, è la guerriglia contro Silvio Berlusconi che non ha premiato la sua fedeltà con una direzione Mediaset, preferendo invece arruolare nomi un tempo impronunciabili, un agit-prop come Adriano Celentano. Minzolini grillino? E che dire, allora, di Alberto Maccari, tipico esemplare, ieri berlusconiano, oggi montiano? Più Monti di Monti. Il suo Tg1 raccoglie fremiti e sussurri del premier, si precipita a pettinarlo se scorge un capello fuori posto, "neppure Fanfani e Moro avevano ricevuto un trattamento tanto amorevole", ricordano gli storici, uno così chi lo toglie? Certo non il governo di TeleBocconi.
La vecchia Rai, la nuova Rai. Al Tg3 guardano come un padreterno un certo Gianfranco Fulgenzi, studiato come un manuale di economia politica, pensate, si è occupato di Banca d'Italia, pare sia l'unico in grado di riconoscere la Tarantola. E non è cosa da poco. Al Tg1 il giornalista economico dai tempi del tallero ovvero l'autorevole Dino Sorgonà, unico parametro in crescita di tutta l'eurozona, gira con un codazzo che neanche Nouriel Roubini. Lui conosce l'establishment della prima, seconda e terza Repubblica e dettaglio definitivo, la pochette al taschino già lo proietta prudentemente verso il futuro, pardon Italia Futura, lato Luca Cordero di Montezemolo (se mai dovesse scendere in campo). Un via vai mai visto prima anche nella stanza di Marco Franzelli del Tg1. Perché? Ma come: è il gran sacerdote delle domeniche di Formula Uno, identificato come capo dei ferraristi di Saxa Rubra, dal cavallo di viale Mazzini al cavallino rampante di Luca.
Ci si arrangia. Si arranca. Si fanno sforzi di immaginazione. Si contano i posti in consiglio d'amministrazione. Ma il manuale classico del ricollocamento è per aria. Non stanno arrivando i barbari: anche quelli della Lega poi sono stati addomesticati e nessuno ne aveva mai dubitato. Il problema è come accogliere i visitor, alieni li ha definiti Carlo Freccero, il ticket Tarantola-Gubitosi, proiezione anche psicanalitica oltre che mediatica del modello Monti. Due parole da perdere il sonno: spending review. Non solo per lo Stato ma ci manca solo che arrivi pure alla Rai.
I tagli da fare certo non mancano. Ad elencarli sembrano una litania, il patrimonio immobiliare, Palazzo Labia a Venezia, Corso Sempione a Milano, l'affitto stratosferico di Borgo Sant'Angelo a Roma, per dire alcuni, il call center in via Montesano mica come quello delle Ferrovie a Palermo, e il progetto ormai coperto di ragnatele, si parla addirittura del 1999, di una struttura all news come c'è in tutta Europa (e basta la parola a rallegrare Palazzo Chigi). Sì. La solita storia di un'unica testata che dovrebbe riunire il preistorico Televideo con la Rainews24 di Corradino Mineo, un successo non solo di numeri ma anche di sopravvivenza personale visto il budget quaresimale e i molteplici tentativi di epurazione nell'era del Cavaliere. E la sua finestra dell'alba ospita la trasmissione radio "Caterpillar". Non è mai stata una notizia da prima pagina, ma ora che tutti si sono accorti che la conduttrice è Benedetta Tobagi, consigliera di amministrazione in pectore, Mineo è considerato meglio del mago Otelma.
Che gusti avranno mai questi visitor, ci si chiede? Si sa che Tarantola è una banchiera pia e devota. Ma non si sa che mentre impazzava la guerra dei corvi è stato il cardinal Tarcisio Bertone in persona a benedire la sua nomina come risarcimento per la defenestrazione della diletta Lorenza Lei negli ultimi tempi distante dal direttore di Rai Vaticano e dei rapporti istituzionali Marco Simeon, gran cerimoniere del segretario di Stato. Corvi o non corvi, nel limbo della politica alle anime in pena di Saxa Rubra non resta che affidarsi al Cupolone. Il direttore del Giornale Radio Antonio Preziosi ora et labora. In redazione ha dichiarato una crociata contro la parola "preservativo" molto apprezzata in Vaticano dove infatti è stato nominato consulente di un Pontificio consesso. La domenica mattina è solo dedito a curare la trasmissione "A sua immagine" gran fiore all'occhiello della Cei. Il clima celestiale non riesce ad abbracciare tutti, tanto che nei corridoi alcuni indemoniati stilano già la lista dei prossimi caduti: "Mauro Mazza? Morto. Pasquale D'Alessandro? Sepolto. Antonio Marano? Agonizzante".
Si intonano anche salmi di lode per i nuovi patroni. A RaiUno la Ammirati, Maria Pia - il suo nome un destino -anche se nel suo caso oltre che al rosario potè la sezione Ds Mazzini, guidata dal neo faro del partito Rai nella segreteria del Pd Matteo Orfini, D'Alema-boy in via di emancipazione. A Rai Cinema l'amministratore delegato Paolo Del Brocco fresco di successi internazionali potrebbe essere la guida per il prodotto, campo ignoto per un'amministrazione di tecnocrati. Al Tg2 Marcello Masi, con tutte quelle partite a tennis con Pier Ferdinando Casini ci mancherebbe, risulta al sicuro. Bianca Berlinguer e Antonio Di Bella sono già espressioni del bersanismo che avanza. Luca De Siervo, figlio dell'ex presidente della Consulta e capo della Direzione commerciale, se la passa molto bene, è lo spin doctor di Matteo Renzi: arriveranno anche le primarie Pd a viale Mazzini.
Intanto, la società civile è alle porte. Certo il povero Sergio Zavoli presidente della commissione Vigilanza avrà il suo bel daffare a visionare i 340 curriculum piombati da ogni ambiente: scatenati gli accademici, indiavolati giornalisti, sindacalisti, scienziati. I commissari sono braccati. Invidie, rivalità, autoraccomandazioni via Twitter, lobby amicali in subbuglio: le primarie della società civile, un fenomeno mai visto prima. Ci voleva l'invenzione del Pd di Bersani, l'ondata dell'anti-politica, la paura di Grillo. La solita Rai che anticipa il Paese.
Anche sul fronte opposto. Il Pdl , ancora in piedi in Parlamento, a Saxa Rubra si è gia sgretolato. Al suo posto quel che resta del partito azzurro, i seguaci di Angelino Alfano capeggiati da Francesco Giorgino in aperta tenzone con gli irriducibili ovvero i berlusconiani già tesi nell'ennesima evoluzione della specie: la nuova lista Forza Silvio, più snella, più giovane, più ubbidiente, prova tecnica per le elezioni.
La Rai come l'Italia va messa in sicurezza? L'obiettivo è quello, specificano con soddisfazione a Palazzo Chigi, ecco spiegato"il blitz che ha spiazzato tutti, un'operazione trasparenza". I tempi del cambiamento della nuova governance però possono anche allungarsi, come sperano i gattopardi di viale Mazzini. E' sicuro che Tarantola&Gubitosi si concederanno un periodo di studio prima di mettere mano. Così il partito Rai sospira e spera. E intanto l'Usigrai, potente sindacato interno, anticipa, non si sa mai, il congresso previsto per la primavera 2013 all'autunno in arrivo. E va registrato il benevolo e interessato silenzio del Cavaliere, ben lontanto dagli strepiti di Romani e Gasparri.
Tagli. Ma anche ritagli e frattaglie. E candele. La Rai è anche questo. Dai sotterranei di viale Mazzini spunta una consuetudine medievale. Il Tg1 non solo trasmette la messa di Natale e la via Crucis del papa, ma paga tutte le candele che illuminano le cerimonie. Difficilmente nella Rai della Tarantola saranno spente.
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