È disponibile sul sito del Centro studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (Cni), il rapporto sull’occupazione e la remunerazione degli ingegneri in Italia. Il tasso di occupazione degli ingegneri, sia pure in calo rispetto al 2008 quando aveva raggiunto il 78,4%, si è mantenuto nel 2010 attorno al 75%, in vantaggio rispetto all’intera popolazione attiva il cui tasso di occupazione arriva al 57%. Anche le laureate in ingegneria evidenziano performance occupazionali di tutto rispetto con un tasso di occupazione pari al 67,5%, contro il 46% registrato per l’intera forza lavoro femminile.
Nel 2010 la popolazione in possesso di un titolo accademico - di ciclo breve o lungo - in ingegneria ha raggiunto, così, 572mila laureati con una sempre più consistente presenza della componente femminile (14,4%).
Le recenti dinamiche di crisi sembrano comunque coinvolgere i neo-laureati e i gruppi di laureati più giovani: nel 2010 risultava occupato il 63,2% della popolazione laureata in ingegneria “under 35”, con un calo molto evidente, pari a circa 8 punti percentuali rispetto all’anno precedente, quando il tasso di occupazione corrispondente era pari al 71,5% .
Il dato sulla disoccupazione sale nel 2010 al 4,5%, rispetto al 4% registrato nel 2009, ma comunque inferiore all’8,4% rilevato per l’intera popolazione italiana. La diminuzione del tasso di occupazione tra gli ingegneri, piuttosto che avere un riflesso immediato in un aumento dei disoccupati, appare alimentare la crescita degli inattivi (passati al 21,6% nel 2010 contro il 20,6% del 2009 e il 19,2% del 2008). L’ipotesi più plausibile evidenziata dal rapporto, è che soprattutto nel caso dei giovani laureati alla ricerca attiva di lavoro si preferisca, piuttosto, proseguire le attività formative specialistiche.
Appaiono evidenti modifiche delle condizioni lavorative complessive con una riduzione delle forme di occupazione alle dipendenze e un corrispondente aumento della quota di lavoratori indipendenti. Gli ingegneri lavoratori autonomi nel corso del 2010, raggiungono così il 27,8% del totale contro il 26,8% dell’anno precedente: sale perciò anche il numero di ingegneri che svolgono la libera professione con un dato che supera per la prima volta quota 70mila.
Lo spostamento verso i profili occupazionali di tipo autonomo appare più accentuato soprattutto nelle regioni settentrionali dove l’incidenza degli ingegneri che lavorano in forma indipendente è salita nel 2010 al 25,9% del totale degli occupati contro il 23,3% registrato nel 2009.
La crisi invece non ha alterato, rispetto al 2009, la distribuzione dei laureati in ingegneria tra settore industriale e terziario: quasi il 64% degli occupati svolge la propria attività lavorativa in un’impresa del settore dei servizi, mentre la quasi totalità della quota restante opera nel settore industriale.
Il quadro varia ovviamente tra le diverse aree del paese con gli ingegneri del settore industriale che raggiungono il picco nelle regioni settentrionali (43,2%), mentre all’opposto, nelle regioni meridionali solo il 23% degli ingegneri svolge la propria attività lavorativa in un’impresa del settore industriale, contro il 76% impiegato nel comparto servizi.
Nel Meridione il tasso di occupazione degli ingegneri (65,7%) risulta inferiore ai livelli del Nord, ma positivo se confrontato con il tasso di occupazione calcolato su tutta la popolazione del Sud, che arriva al 44%.
Le opportunità di inserimento occupazionale decisamente migliori al Nord spiegano i consistenti spostamenti di ingegneri dal meridione verso il Nord ma anche verso il Centro, con un quarto dei laureati che decide di partire subito dopo il conseguimento del titolo, aggiungendosi a una quota pari a circa il 13%, che anticipa il trasferimento al Centro-Nord durante gli studi universitari. Da evidenziare tuttavia una quota peraltro non marginale (essendo pari al 7%) di laureati che dopo aver compiuto gli studi nelle regioni centrali o settentrionali torna al sud per svolgere la propria attività lavorativa.
Il rapporto del Cni evidenzia inoltre che a tre anni dalla laurea il tasso di disoccupazione dei laureati quinquennali supera di poco il 2% e oltre i due terzi hanno un contratto a tempo indeterminato, con uno stipendio netto mensile che supera i 1.500 euro.
Un’indagine Excelsior di UnionCamere sulla domanda previsionale di ingegneri, sembra evidenziate una “rinnovata” attenzione delle aziende verso gli ingegneri, che potrebbe anticipare una certa ripresa dell’economia e del tessuto produttivo. Un’attenzione rivolta soprattutto verso i laureati degli indirizzi elettronici, delle telecomunicazioni e dell’informazione (43,4% delle assunzioni), mentre, rispetto alle precedenti indagini annuali, si riducono decisamente le opportunità lavorative per i laureati del settore civile, edile ed ambientale (meno di 2mila assunzioni, il 44,2% in meno rispetto al 2010).
A livello territoriale, si accentua poi ancora di più il divario Nord-Sud: oltre il 41% delle assunzioni è concentrato nelle sole regioni del Nord-ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria), mentre la quota di assunzioni operate dalle imprese del Mezzogiorno non arriva al 13%.
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