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mercoledì 6 giugno 2012

Radon e terremoti... Si può fare prevenzione?

"Nella notte tra il 23 e il 24 maggio, l'attività sismica nella zona è continuata con numerose piccole scosse e alcuni terremoti rilevanti. In totale, al momento (le 14:00 del 24/5) sono stati localizzati oltre 350 terremoti .... Nella giornata di oggi, abbiamo osservato numerose repliche di bassa magnitudo, anche a causa del miglioramento della rete sismica ottenuto con i sismometri temporanei installati in area epicentrale, che hanno contribuito ad abbassare la soglia di localizzazione." Così recita il comunicato dell'INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, emesso oggi alle 14.00.

 Questo invece, il comunicato sulla pagina internet della Fondazione Giuliani, la fondazione del tecnico G. Giuliani divenuto famoso in seguito al terremoto dell'Aquila. In quel periodo, infatti sostenne di aver previsto l'evento utilizzando le variazioni del Radon. " Le stazioni di rilevamento Radon di Coppito e Fagnano (AQ) mostrano ancora forti anomalie relative ad eventi fuori e lontano dalle rete di monitoraggio. In questi casi non è possibile identificare la zona epicentrale e il grado sismico degli eventi. In considerazione alla sequenza sismica in atto in Emilia Romagna è lecito pensare che tali anomalie possano riguardare ancora questa zona. L'evento sismico delle ore 23.41 di M 4.3 con epicentro Finale Emilia impone di prestare ancora la massima attenzione da parte della popolazione locale. Approfittiamo dell'occasione per ricordare a tutti i cittadini di tutto il territorio nazionale l'estrema importanza di mantenere sempre la massima attenzione..."


La differenza è lampante. Chiaro, preciso e basato su osservazioni scientifiche il primo, vago e allarmista il secondo.
L'attendibilità del 'metodo Giuliani' infatti non è mai stata provata, anche a causa del fatto che non sono mai stati presentati dei risultati chiari alla comunità scientifica. Per avere maggiori informazioni su questo tema abbiamo chiesto informazioni ad un esperto in materia, il Prof. Vincenzo Roca, Docente di Fisica Applicata ai Beni Culturali, Ambientali, Biologia e Medicina all'Università degli studi di Napoli.
Il radon è un elemento chimico naturale radioattivo, prodotto nel decadimento radioattivo del radio che a sua volta deriva dall'uranio. L'uranio e il radio sono elementi solidi, mentre il radon è un gas che tende a fuoriuscire dal sottosuolo diffondendosi nell'aria o nell'acqua circostante ed allontanandosi dal luogo di origine. Se le rocce del sottosuolo vengono compresse si creano delle ulteriori vie di uscita per il radon che ovviamente può fuoriuscire più facilmente: questo è il legame con i terremoti. "Il radon è un elemento naturale facilmente rivelabile grazie ai suoi figli radioattivi e alla sua alta mobilità, ma non ha la pretesa di essere al momento un parametro utile per la prevenzione."- ci avverte il Prof. Roca - "è ovvio che venga influenzato dal movimento delle faglie che generano compressione sulle rocce ed infatti l'idea che si potesse usare per lo studio dei terremoti non è certo recente."
Ma è stato provato scientificamente il legame tra emissione di radon e terremoti?
"In corrispondenza di alcuni terremoti sono state rivelate delle anomalie nella quantità di radon presente nel territorio interessato ma la statistica è molto varia e non permette la formulazione di una legge assoluta con la quale si potrebbero attivare gli allarmi". Poi il Prof. Roca continua con un esempio pratico: "Se monitoriamo il radon su una superficie di 1000 m2 possiamo notare che la concentrazione varia da punto a punto. Variazioni si riscontrano persino nello stesso punto dopo un certo intervallo di tempo. La concentrazione di radon, infatti, può cambiare anche per variazioni dei parametri ambientali come pressione e temperatura. Si possono però cercare informazioni su larga scala spaziale e temporale, studiando approfonditamente anche la morfologia geologica del territorio interessato, per cercare un parametro unico che caratterizzi quella superficie. Occorre, quindi, monitorare il radon in un territorio per lungo tempo in modo tale da capire se le anomalie osservate sono periodiche o legate ad un evento straordinario."
Quindi il metodo Giuliani potrebbe funzionare?
"Forse si può arrivare a fare un'associazione più precisa solo con molte osservazioni e molto tempo, anche perché non esiste ancora una teoria che metta in relazione diretta la rottura di faglia con i movimenti di radon. Anche se tale relazione esistesse, la misura di Giuliani non é attendibile perché affetta da alte fluttuazioni del fondo. Vengono infatti misurati i gamma prodotti dal decadimento del radon in un sotterraneo, ma già il fatto di trovarsi in un ambiente chiuso sotto il suolo fa accumulare radon per via naturale. Inoltre i gamma possono provenire anche dal decadimento del Potassio 40 che non ha niente a che vedere con la geodinamica."
Voi, invece, che misure effettuate?
"Noi utilizziamo le particelle alfa, un altro prodotto di decadimento del radon che permettono una buona misura, pulita dal fondo perché a queste energie si riescono ad ottenere facilmente dei rivelatori ben schermati dalle particelle alfa dell'ambiente circostante. Inoltre questa misura permette di differenziare il Radon 222, quello potenzialmente interessante, dal Thoron, isotopo del Radon con peso atomico 220. Quest'ultimo decade con un tempo di dimezzamento di 55 secondi per cui è prodotto vicino e non è utile ai fini di queste misure. Noi effettuiamo queste misure in ambienti molto particolari come i Campi Flegrei. Da un lato questo è utile perché siamo in una zona con frequenti movimenti tellurici, ovviamente non percepibili dalla popolazione, che permettono un buon incremento della statistica, ma dall'altro l'ambiente è ostile e prevede la presenza di elementi molto caldi e corrosivi che ledono l'apparato sperimentale. Ribadisco, solo osservando un territorio con molti rivelatori, per molto tempo e cercando anche altri osservabili sarà possibile forse un giorno prevedere eventi di questo tipo."

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