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mercoledì 6 giugno 2012

Sull'Agro Romano si prepara un'invasione edificatoria?

Il Comune di Roma, dopo tre anni e mezzo, ha pubblicato il risultato del lavoro della commissione istituita nel 2008 per selezionare, dopo l’invito pubblico, nuovi terreni da rendere edificabili, detti “ambiti di riserva a trasformabilità vincolata”.
I proprietari dei terreni, oggi agricoli secondo il Piano Regolatore vigente, hanno partecipato con 334 proposte e la commissione ne ha giudicate 160 ammissibili secondo i requisiti fissati dal bando dell’ottobre 2008, attribuendo a ciascuna un punteggio.
Le previsioni negative fatte già nel 2008 dall’Istituto nazionale di urbanistica sono state confermate dai dati forniti dalla commissione. La somma delle 160 aree considerate ammissibili è di 2.381 ettari. Su di esse si potrebbero costruire 7,2 milioni di mq di superficie edilizia pari a 23 milioni di metri cubi che la commissione stima corrispondenti a oltre 66.000 nuovi alloggi. Una quantità più che doppia rispetto alla prospettiva di realizzazione di 30.000 nuovi alloggi che la stessa amministrazione aveva dichiarato nel 2008, e che già allora era stata valutata eccessiva e non giustificata.
La graduatoria resa pubblica apre dunque, secondo l’Istituto nazionale di urbanistica (Inu), una prospettiva di “invasione a fini edificatori dell’agro romano”, nell’ipotesi di acquisire aree pagandole ai privati con diritti edificatori. L‘Inu auspica quindi che l’amministrazione chiarisca al più presto il significato della graduatoria, escludendo qualsiasi prospettiva di ulteriore consumo di suolo agricolo prima di aver sperimentato tutte le concrete possibilità di realizzazione di edilizia sociale presenti nel Piano Regolatore. L’auspicio è inoltre che l’amministrazione definisca le risorse finanziarie e le regole operative necessarie all’effettiva realizzazione di case per le persone e le famiglie che non possono ricorrere al mercato.
L’Inu già nel 2008 aveva criticato i criteri del bando, e in particolare il fatto che si rendessero disponibili aree agricole e fosse stabilita una distanza troppo grande dalle fermate del trasporto pubblico (2,5 km, mentre il Prg parla di 500 m) tale da obbligare comunque all’uso del mezzo privato.
Oggetto della contestazione da parte dell’Istituto anche il fatto che non venissero utilizzate le aree edificabili messe a disposizione dal Prg, né venissero attuati i 35 Piani di zona per l’edilizia residenziale pubblica già approvati, né venisse spiegata dall’amministrazione l’effettiva disponibilità di risorse pubbliche per finanziare edilizia sociale per famiglie a basso reddito.

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