“Non è accettabile una riforma che presenta scarsi benefici e che produce un aumento del costo del lavoro a carico delle imprese”. A lanciare l'allarme è l'Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), tramite un commento del presidente Paolo Buzzetti al disegno di legge sulla riforma del lavoro, in queste ore all'esame in Senato.
Il settore dell'edilizia, secondo Buzzetti, è già uno dei settori che in Italia sta subendo nel modo più pesante la crisi, contando già oltre 380.000 posti di lavoro persi. La riforma costituisce “un ulteriore aggravio, del tutto ingiustificato, se si pensa che l'edilizia sopporta già un carico contributivo (Inps e Inail) superiore agli altri comparti industriali di circa il 10%”.
Anche le mancate modifiche richieste alla norma sull'articolo 18 sarebbero controproducenti in particolare per il settore edile, che per sua natura è basato quasi sempre su lavori per commessa, necessariamente non continuativi; in questo senso, l'introduzione del contributo di licenziamento sarà un ulteriore peso, poiché “ogni interruzione di rapporto avrà un costo che oscilla dai 500 agli oltre 1500 euro a lavoratore”.
Il sistema di flessibilità in entrata e in uscita pertanto, secondo Buzzetti, farà aumentare gli oneri per il settore edile arrivando, solo per i contratti a tempo determinato, a determinare un costo complessivo extra di oltre 400 euro annui mediamente per ciascun lavoratore. “Un'ulteriore mannaia, per un settore già in ginocchio e in attesa da tempo di politiche di rilancio - conclude il presidente dei costruttori - che deve essere immediatamente modificata”.
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