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venerdì 15 giugno 2012

Edilizia italiana sotto la 'lente termografica' di Legambiente

Una ‘radiografia’ aggiornata del patrimonio edilizio italiano è quella presentata da Legambiente con Tutti in Classe A, la campagna termografica realizzata dalla squadra di tecnici dell’associazione che hanno analizzato 200 edifici in 21 città italiane.
Tra il 2000 e il 2010 i consumi legati all’edilizia sono quelli maggiormente cresciuti in Italia e rappresentano complessivamente circa il 53% dei consumi elettrici e il 35% di quelli energetici totali. Nel Rapporto Tutti in classe A, l'analisi termografica del patrimonio italiano, il punto sul quadro normativo, le nostre proposte.
Il primo campo di analisi delle termografie ha riguardato 91 edifici più recenti, ossia quelli costruiti nel periodo post Direttiva Europea del 2000, che aveva indicato con chiarezza la via di innovazione che si voleva promuovere nel settore. Su quasi tutti gli edifici (anche per alcuni  che si promuovono come “biocase” o “a basso consumo energetico”) il rapporto ravvisa, attraverso le termografie, ricorrenti problemi di elementi disperdenti con distribuzione di temperature superficiali estremamente eterogenee soprattutto fra tamponature e strutture portanti in cemento armato.
Le immagini mostrano differenze cromatiche e dunque il passaggio fra aree a diversa temperatura - con gradienti termici misurati spesso superiori a 4-5°C -, ed è possibile osservare la tessitura degli elementi che compongono facciate e l’orditura dei solai, oltre a potenziali distacchi di intonaco ed episodi di infiltrazione d’acqua o umidità. La scarsa inerzia termica dei fabbricati e le dispersioni di calore vengono evidenziate dai ponti termici rilevati su solai, pilastri, logge, balconi, cassonetti degli avvolgibili, serramenti e, in alcuni casi, sotto le finestre ossia dove sono posti i caloriferi interni. Insomma edifici nuovi ma con evidenti segni di umidità, distacchi, problemi dei materiali in facciata.
Secondo campo di intervento dei tecnici di Legambiente sono gli edifici costruiti nel secondo dopoguerra. Complessivamente si può stimare che tre quarti degli edifici in Italia siano stati costruiti tra il 1946 e il 1991, e il 30% è in condizioni pessime o mediocri. Le termografie effettuate su 89 edifici a uso residenziale e direzionale, costruiti fra gli anni Cinquanta e i primi anni Novanta, mostrano comportamenti termici prevedibili, perché costruiti spesso di fretta, con materiali scadenti e poca attenzione al risparmio energetico. In alcuni casi, il deterioramento dei materiali e l’assenza di manutenzione di fabbricati e impianti vanno ad accentuare i problemi di inerzia termica degli involucri, con ponti termici  che delineano con precisione i telai portanti delle strutture, i caloriferi interni sottostanti le finestre e collettori montanti degli impianti per il riscaldamento invernale.
Le distribuzioni di temperatura sulle pareti sono decisamente disomogenee con gradienti termici misurati sulle diverse superfici che arrivano a 6-7 gradi. Serramenti, alloggiamenti degli avvolgibili, insieme alla mancanza di isolamento delle superfici opache, chiudono la schiera di difetti termici rilevati in quanto si comportano come ulteriori elementi disperdenti.
L’ultima sezione di termografie ha riguardato edifici progettati da architetti di fama internazionale, costruiti negli ultimi dieci anni. L’analisi ha riguardato edifici costruiti a Milano e Alessandria da architetti famosi come Fuksas, Krier e Gregotti e mostra risultati simili a quelli di edifici recenti di firme meno prestigiose. Si evidenziano infatti difetti nelle superfici perimetrali, segno di una scarsa attenzione all’isolamento termico, con elementi disperdenti localizzati nelle strutture portanti in cemento armato, nei ponti termici di solai interpiano e sottoportici.
Un altro difetto è la mancata attenzione all’esposizione delle diverse facciate, caratterizzate da disposizioni, materiali, soluzioni analoghe verso nord, sud, est e ovest anche quando il comportamento del sole nei mesi estivi e invernali risulta completamente differente e può incidere pesantemente sul comfort interno. “Anche le archistar devono studiare – dice Legambiente - perché valgono per tutti le regole previste dalle Direttive europee per l’isolamento degli edifici”.

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