Sono circa 600, su un totale di 1.159 beni tutelati presenti nell'area colpita, i beni culturali danneggiati dal terremoto in Emilia. È questo il bilancio, ancora parziale, tracciato dalla Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell'Emilia-Romagna. Considerando che molti degli edifici coinvolti presentano crolli totali, parziali, o lesioni di diversa entità, si può facilmente cogliere la dimensione dell’impatto del sisma e la mole straordinaria del lavoro da svolgere.
Dopo il rinvio delle operazioni sul territorio reso necessario per le conseguenze del secondo episodio sismico, è partita la seconda fase di intervento che la Direzione Regionale ha approntato per la tutela del patrimonio culturale presente nelle aree terremotate.
Per affrontare con efficacia e tempestività questo complesso intervento, il Segretariato Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha emesso un decreto indirizzato alle Direzioni Regionali dell’Emilia-Romagna e della Lombardia con cui si costituisce la Uccn-Mibac, Unità di crisi-Coordinamento nazionale, al fine di monitorare e coordinare le diverse fasi emergenziali connesse alla salvaguardia del patrimonio culturale.
Il decreto prevede la creazione di Unità di crisi regionali - quella Emiliano-Romagnola affidata al Direttore arch. Carla Di Francesco - articolate in tre Unità operative. La prima, l’Unità coordinamento tecnico degli interventi di messa in sicurezza sui beni architettonici, storico-artistici, archeologici, archivistici e librari, già operativa sul territorio con 36 tra architetti, tecnici, restauratori, storici dell’arte e archeologi del Ministero, svolge il compito di pianificare e realizzare a brevissimo termine gli interventi di messa in sicurezza dei beni culturali immobili che rappresentano un immediato pericolo per l’incolumità degli abitanti e di valutare i casi nei quali, al contrario, queste condizioni non sono presenti.
La seconda, l’Unità depositi temporanei e laboratorio di pronto intervento sui beni mobili, che è stata collocata all’indomani del primo sisma presso il Palazzo Ducale di Sassuolo e, in veste emergenziale, è già al lavoro, conserverà temporaneamente i beni mobili recuperati dagli edifici lesionati e, grazie ai tecnici dell’Istituto superiore del restauro del Ministero ed i restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze si occuperà delle prime cure.
La terza e ultima è l’Unità rilievo dei danni al patrimonio culturale, composta dalle cosiddette squadre miste formate dal personale ministeriale e ingegneri strutturisti, che entrerà in azione con il compito di effettuare la stima economica dei danni causati dagli effetti devastanti del sisma.
In questo scenario i restauratori dell'Emilia Romagna si sono messi gratuitamente a disposizione per lavorare alla messa in sicurezza di opere d'arte e monumenti danneggiati dal terremoto e a loro si sono uniti i colleghi della Toscana. "Dal giorno stesso del sisma ci siamo messi in contatto con il direttore regionale dei Beni Culturali, l'architetto Carla Di Francesco, dando la nostra disponibilità per i primi interventi di messa in sicurezza delle opere – ha affermato a Labitalia Gian Oberto Gallieri, presidente nazionale dell'Unione Cna dell'artigianato artistico e tradizionale”.
Ad esempio, al Castello Estense di Ferrara, la Provincia, in accordo con la Direzione regionale, ha chiamato subito i restauratori “e in questo modo riusciremo a salvare le due Lanterne, le torri simbolo della città che altrimenti forse avrebbero dovuto essere demolite – dice Gallieri –. E poiché mettere in sicurezza non significa demolire, ma studiare e trovare soluzioni per conservare, occorrono ingegneri esperti nella conservazione e restauratori per decidere gli interventi migliori”.
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