Il via libera al piano di rimozione della nave Costa Concordia, naufragata lo scorso 13 gennaio all’isola del Giglio, è stato dato il 15 maggio e il consorzio italo-americano formato da Titan Salvage e Micoperi che ha presentato il progetto pensa di riuscire nell’impresa, definita ‘titanica’ dal ministro dell’Ambiente Clini, entro febbraio 2013.
Tra i vari strumenti e le varie forze messe in campo, c’è anche una tecnologia sviluppata da un ingegnere calabrese che aiuterà gli operai impegnati nella rimozione del relitto. Si tratta di un algoritmo in grado di prevedere l'altezza e l'ampiezza delle onde, acquistato dalla Regione Toscana e dalla Capitaneria di porto locale.
La formula matematica è stata messa a punto da Francesco Serafini del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e commercializzato dalla Remocean di Napoli, società nata da uno spin-off dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Cnr di Napoli e specializzata nello sviluppo di tecnologie a supporto della navigazione e della sicurezza marittima.
Il software rileva il modo ondoso utilizzando il rumore di fondo dei radar, chiamato clutter, che in genere viene filtrato per ridurre al minimo i disturbi ma che, in questo caso, assume un’importanza fondamentale. I dati generati dal radar e legati al segnale “riflesso” dalla superficie del mare producono infatti un insieme di informazioni come l’altezza e la lunghezza delle onde, le correnti superficiali, la batimetria dei fondali marini sabbiosi.
Un vero e proprio “scanner” ad alta risoluzione fino a tre miglia nautiche, che può essere installato a bordo dell’imbarcazione oppure sulla costa quello proposto dallo spin-off napoletano le cui possibili applicazioni vanno oltre le operazioni di rimozione dei relitti.
Le informazioni raccolte possono infatti essere utili per offrire un quadro complessivo dello stato della nave: dalla sicurezza della navigazione, rilevando ad esempio oggetti affioranti imprevisti, come iceberg, barche e scogli, alla gestione dei consumi di carburante, dalle operazioni di recupero naufraghi o di identificazione di piccoli oggetti al monitoraggio costiero.
Alcune compagnie, come Grimaldi e Moby Lines, stanno già testando il software come strumento utile a prevedere onde anomale con un certo margine di manovra o a indirizzare la nave secondo la rotta migliore per risparmiare carburante. A credere nelle potenzialità della tecnologia ‘campana’ c’è anche Atlante Ventures Mezzogiorno, fondo del gruppo Intesa Sanpaolo che è recentemente entrato nel capitale dello start-up Remocean. L’operazione consiste in un aumento di capitale fino a circa un milione di euro suddiviso in due tranche, che andrà a finanziare il decollo dell’azienda e lo sviluppo delle attività commerciali.
Nessun commento:
Posta un commento