Grazie a una sofisticata tecnica a infrarosso un team di ricerca internazionale guidato dal Cnr ha studiato all’Esrf di Grenoble alcuni modelli di lampade della collezione del Triennale Design Museum di Milano. Obiettivo, mettere a punto un trattamento preventivo o curativo per salvare queste opere d’arte dal degrado
Molte materie plastiche con il passare degli anni e sotto l’effetto combinato della luce solare, del calore e delle azioni meccaniche vanno incontro a un lento deterioramento. È stato questo anche il destino delle famose lampade Taraxacum e Fantasma degli anni ’60, progettate dai designer Achille e Pier Giacomo Castiglioni.
Per capire come si origina questo processo di degrado e per contrastarlo, un’équipe internazionale di scienziati coordinata da Austin Nevin dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr) ha analizzato alcuni modelli della collezione del Triennale Design Museum di Milano.
L’esperimento è stato condotto all’Esrf (European synchrotron radiation facility) di Grenoble, in Francia, in collaborazione con il Laboratorio materiali e metodi per il patrimonio culturale del Dipartimento di chimica, materiali e ingegneria chimica Giulio Natta del Politecnico di Milano, guidato da Lucia Toniolo, responsabile del gruppo di ricerca Midar, per lo studio dei materiali e delle superfici del patrimonio culturale
“La causa del degrado è nella composizione chimica di questi oggetti, che integra lunghe molecole organiche con additivi che danno al materiale le proprietà desiderate: plasticità, lavorabilità, colore, resistenza alla temperatura - spiega Austin Nevin -. Quando i legami chimici tra i vari componenti si spezzano e gli additivi migrano e si allontanano, il materiale perde tali proprietà. All’Esrf, abbiamo utilizzato fasci molto intensi di luce all’infrarosso, la migliore per studiare le trasformazioni chimiche nei polimeri. I raggi impiegati per entrare nel sottilissimo e superficiale strato di polimero sono mille volte più sottili di un capello umano e rendono possibili l’identificazione delle trasformazioni chimiche e la mappatura dettagliata dei fenomeni del degrado”.
La scoperta della possibilità di utilizzare il polimero chiamato commercialmente Cocoon ha consentito ai designer italiani di realizzare lampade di ogni forma e dimensione con un diffusore su telaio metallico, in grado di emettere una luce gradevole e naturale. “Ci vorrà ancora del tempo, ma, una volta evidenziata l’origine della decomposizione del polimero, sarà possibile sviluppare trattamenti chimici per la conservazione degli oggetti - conclude Nevin -. Anche questi trattamenti verranno verificati all’Esrf, un centro di ricerca internazionale finanziato da 19 Paesi, compresa l’Italia (15%), di cui fa parte anche il Cnr”. Il sincrotrone utilizza la sorgente di raggi X più intensa al mondo: 41 stazioni sperimentali vengono utilizzate annualmente per 1.500 progetti scientifici, principalmente nei settori dei materiali avanzati, ambiente, energia, salute.
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