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martedì 5 giugno 2012

Radon attendibile per terremoti, l'Ingv ci ripensa. Giuliani:«felicissimo»

Prima di un terremoto le emissioni di radon da parte delle rocce aumentano o diminuiscono a causa dei 'vuoti' presenti al loro interno. Lo ha scoperto uno studio italiano, che sarà pubblicato dalla rivista Geophysical Research Letters, che è riuscito per la prima volta a spiegare il meccanismo alla base di questo fenomeno, e che potrà essere usato in futuro, secondo gli studiosi l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), per cercare di predire i terremoti. Un tema di cui si è molto discusso dopo il terremoto in Abruzzo e che ha creato non poche polemiche. Da un lato il ricercatore abruzzese Giampaolo Giuliani, dall'altro lato tutto il mondo scientifico che non ha mai approvato le sue ricerche e ripetuto fino all'infinito che non esiste modo per prevedere una scossa di terremoto. Adesso, però, l'inattesa svolta che darebbe ragione a Giuliani, descritto in questi mesi dalla 'scienza ufficiale' come un pericoloso millantatore. La ricerca è stata portata avanti dai ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dell'Università Roma Tre, che hanno condotto in laboratorio dei test su dei campioni di rocce che sono stati deformati in diversi modi e di cui è stata misurata la produzione di radon. «Le rocce spesso contengono un alta percentuale di vuoti, spesso superiore anche al 30% - spiega Sergio Vinciguerra, uno degli autori - sottoposte a carico 'imploderanno' chiudendo inizialmente i vuoti disponibili, fino a che raggiunta una soglia di densificazione critica, si assisterà alla formazione di fratture. In termini di rilascio di gas, come il radon, questo si traduce inizialmente in una diminuzione di emissione (meno vuoti, meno spazi per i gas) e soltanto quando si formeranno fratture, che rappresentano nuove vie per i gas, l'emissione di radon aumenterà rispetto al suo valore di fondo». Secondo l'esperto è ancora presto però per riuscire a prevedere i terremoti sulla base delle variazioni del gas: «Stiamo estendendo l'analisi ad altre litologie con diversi contenuti di vuoti - continua Vinciguerra - Questo ci permetterà nei prossimi anni di sviluppare un modello e fornire un supporto quantitativo all'interpretazione delle anomalie di questo gas prima di eventi sismici e vulcanici». E proprio Giuliani, che nei mesi scorsi si era beccato anche una denuncia per procurato allarme dal capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, oggi dichiara la sua soddisfazione. «Sentire da studiosi Ingv che il radon può essere considerato valido precursore sismico è una conferma di quanto abbiamo detto e osservato dal 2002 attraverso le nostre ricerche e avalla il lavoro svolto dalla rete di rivelatori di raggi gamma installati sul territorio abruzzese». Gli strumenti, misurando le variazioni di concentrazione di radon nel terreno monitorato, consentirebbero di prevedere, secondo Giuliani, un terremoto fino a 24 ore prima. Sul metodo adottato da Giuliani, tecnico di ricerca dell'Inaf oggi in pensione, l'anno scorso, prima del sisma che ha devastato L'Aquila il 6 aprile, si scatenarono le polemiche. Proprio dall'Ingv si disse che prevedere i terremoti basandosi sull'analisi del radon era una possibilità allo studio, ma che tale strumento di previsione non era ancora pronto. Oggi Giuliani rilancia e annuncia che, nell'ambito di un gruppo di ricerca internazionale, sta «mettendo a punto una strategia per arrivare al più presto a realizzare un early warning system, un sistema che, attraverso il monitoraggio di tutti quelli che sono ritenuti a titolo scientifico precursori sismici, si possa dare un tempestivo allarme in grado di salvare vite umane, non certo edifici costruiti male». I risultati di questo studio saranno presentati nel prossimo maggio a Vienna, in occasione dell'assemblea generale dell'EGU, European Geosciences Union. Nell'aprile 2008, in collaborazione con il Disat, Dipartimento di ingegneria delle strutture, delle acque e del terreno dell'Università dell'Aquila, Giuliani condusse un test analogo a quello oggi presentato dall'Ingv. «Occorre sottolineare - osserva Giuliani - che con la roccia si può avere un risultato diverso rispetto al tufo o all'argilla. Noi abbiamo effettuato osservazioni su 6 territori diversi, distanti tra loro da 20 a 100 km, con diversa natura del terreno e diversa radioattività ambientale». L'impianto di monitoraggio allestito da Giuliani consiste in almeno 4 stazioni sismiche collocate a una distanza massima di 80 km l'una dall'altra e si basa sulle proprietà del radon, gas nobile con vita media di 3,8 giorni: nel suo decadimento i 2 isotopi Piombo 214 e Bismuto 214 emettono fotoni percepiti da uno scintillatore plastico e visualizzabili grazie a fotomoltiplicatori, collocati in un cubo di piombo del peso di 6 quintali, con pareti spesse 7 centimetri. «Quello che dal 2002 al 2003 abbiamo osservato con l'analisi dei dati prodotti attraverso i rivelatori gamma - spiega Giuliani - ha permesso di enunciare una legge che dice che a variazioni di pressione esercitata sulla superficie terrestre si ha un incremento di radon».

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