Integra il Codice delle leggi antimafia (d.lgs.159/2011) e delle misure di prevenzione e introduce nuove disposizioni in materia di documentazione, ampliando il catalogo delle situazioni dalle quali si desume l’esistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa nelle imprese e negli appalti. Sono questi, in estrema sintesi, i contenuti dello schema di decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri venerdì scorso.
Tra i casi considerati tentativi di infiltrazione mafiosa il provvedimento comprende le reiterate violazioni degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari derivanti da appalti pubblici, come, dimenticare l'obbligo di inserire il Cig nei bonifici o effettuare i pagamenti in contanti.
Le norme che regolano l’emissione della documentazione antimafia entrano immediatamente in vigore, senza più essere subordinate al decorso dei due anni dall’emanazione dei regolamenti sul funzionamento della Banca dati nazionale. Fino alla realizzazione della Banca dati, le Prefetture continueranno a utilizzare i collegamenti già in uso con i sistemi informatici realizzati sulla base della precedente normativa.
Il nuovo decreto, che passa ora all'esame del Parlamento prima del secondo passaggio in Consiglio dei Ministri per il via libera definitivo, estende i casi di controlli antimafia anche ai membri del collegio sindacale e degli organismi interni destinati a vigilare sul rispetto dei modelli comportamentali delle imprese e introduce, per la prima volta, una procedura di controllo sulle imprese straniere anche senza una sede in Italia, già sperimentata per la ricostruzione in Abruzzo e per Expo 2015.
Viene attuata anche una completa decertificazione del procedimento di rilascio della documentazione antimafia che verrà avviato sulla sola base delle autodichiarazioni rese dall’operatore economico all’amministrazione interessata, che provvederà, a sua volta, a fornire tali dati alla Prefettura competente a emettere la documentazione antimafia.
Il provvedimento estende infine l’obbligo di comunicazione in tutti i casi delle interdittive antimafia ad altri soggetti istituzionali interessati, tra cui l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, in vista della realizzazione del cosiddetto rating di impresa, e l’Autorità Giudiziaria, titolare del potere di proporre l’adozione di misure di prevenzione.
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