L’impatto della crisi nel settore delle costruzioni è un fenomeno ormai noto. Secondo recenti stime, dal 2008 al 2012 il settore delle costruzioni avrà ridotto gli investimenti di oltre 24 punti percentuali tornando ai livelli di quindici anni fa. Si è inoltre registrata una forte diminuzione del numero di imprese e lavoratori e anche delle ore effettivamente lavorate che, nel corso del triennio, sono calate di circa il 25%. Complessivamente, considerando anche i settori collegati, i posti di lavoro persi nel corso della crisi sono quasi 400.000.
A ricordare i numeri della crisi nel settore dell’edilizia è stata Fillea, il sindacato degli edili Cgil, durante l'assemblea nazionale a Genova, che ha proposto la sua “ricetta” per risollevare il comparto, basandosi su una serie di ricerche commissionate all'Ires (Istituto di ricerche economiche e sociali).
Attenzione all'ambiente e alla sostenibilità e accordi con le imprese nei cantieri sono i punti fondamentali della strada anti crisi indicata da Fillea. Costruire e riqualificare in modo sostenibile implica il ricorso a tecnologie innovative e a nuovi materiali, componenti e sistemi: sistemi innovativi di generazione dell’energia (micro generazione distribuita, solar cooling, ecc), tecnologie Ict per la gestione ottimizzata dei servizi energetici, tecniche di progettazione ottimizzata, materiali innovativi (a cambiamento di fase, isolanti sotto vuoto, trasparenti ad alte prestazioni, ecc) che, oltre a consentire l’abbattimento dei consumi energetici, creano anche nuova occupazione e la domanda di nuove professionalità.
La seconda via indicata da Fillea riguarda la riorganizzazione, in termini contrattuali, dei cantieri. Innanzitutto, nella singola azienda, così come sul cantiere - dove di norma operano più aziende -, si trovano a convivere figure professionali con diversi Ccnl. Da ciò conseguono – secondo il sindacato degli edili - una eccessiva frammentazione dei trattamenti contrattuali, nonché una scomposizione e deresponsabilizzazione del datore di lavoro, cui fa capo il lavoro nei cantieri. Emerge inoltre la difficoltà del sindacato a rappresentare e ricomporre unitariamente le nuove esigenze che maturano all’interno delle singole aziende e del cantiere.
Ecco allora la proposta: pensare a un contratto di cantiere come modello di innovazione, dove il cantiere possa diventare l'unità produttiva che porta a livello decentrato il contratto nazionale, con una larga base di diritti comuni e clausole sociali, “finestre” e deroghe che consentano adattamenti specifici per chi fa capo a altri Ccnl. Il ruolo primario del contratto nazionale del lavoro - sottolinea Fillea - è indiscutibile, ma dovrebbe affiancarsi a un decentramento contrattuale controllato.
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