Al convegno tenutosi il 23 maggio a Rovereto, intitolato “Green buildings e le prospettive di crescita internazionali”, il Green Building Council Italia ha avanzato quelle che sono le sue proposte riguardo alla certificazione energetica. Secondo il Gbc, è necessario “introdurre una normativa nazionale per i sistemi di certificazione degli edifici su standard internazionalmente riconosciuti (in modo da stabilire criteri precisi per la realizzazione di edifici 'green'), prevedere il rilascio della certificazione da parte di enti terzi e promuovere la riqualificazione urbana certificata”.
Al convegno presso il Polo Tecnologico Trentino Sviluppo hanno partecipato oltre al presidente di Gbc Italia, Mario Zoccatelli, Jane Henley e Roger Platt membri rispettivamente del World Green Building Council (Wgbc) e di US Green Building Council (Usgbc).
Dall’incontro è emerso come costruire edifici e società più sostenibili sia un driver d’innovazione cardine nelle politiche di rilancio della filiera edilizia e l’unico modo per arginare la situazione attuale, dove “più della metà della popolazione mondiale vive nelle città e genera i due terzi di tutte le emissioni di Co2, utilizza i due terzi dell'energia mondiale, consuma l'80% delle risorse e produce un miliardo di tonnellate di rifiuti l'anno”.
Gbc Italia sottolinea che ora sono più che mai necessarie scelte coerenti perché il settore delle costruzioni italiane si agganci alle trasformazioni internazionali come il protocollo di certificazione Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), che, nato negli Usa, è ora utilizzato in più di 140 Paesi.
“Incentivi strutturali, come i bonus di densità e concessioni edilizie accelerate, incentivi finanziari, come crediti di imposta e sgravi, riduzione delle tasse o deroghe, contributi finanziari e fondi rotativi”, sarebbero delle misure utili in tal senso. Secondo Gbc Italia, inserita nella rete internazionale dei Gbc presenti in molti altri Paesi, i possibili risparmi grazie all'edilizia 'green' rispetto a quella convenzionale sarebbero dal 25% al 50% per l’uso di energia, dal 35% al 40% per le emissioni di Co2, dal 35% al 40% per il consumo di acqua e fino al 70% per la produzione di rifiuti.
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