Terremoto Emilia- Secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, all’origine delle scosse degli ultimi 10 giorni, c’è un processo di deformazione ancora coperto e non è la stessa faglia del 20 maggio ma un fenomeno simile a quello dell’Aquila.
La struttura a ovest- Nove giorni dopo la prima scossa di magnitudo 5,9 che di mattina presto ha svegliato tutta l’Italia settentrionale, oggi altre tre scosse hanno superato il grado 5: quella più forte, alle 9, di magnitudo 5,8. La nuova sequenza sismica non si è originata lungo la stessa faglia del 20 maggio e i sismologi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, spiegano che da stamattina si è attivata una struttura un po’ più a ovest della precedente, un fenomeno simile a quello dell’Aquila, dove gli eventi sismici del 6, 7 e 9 aprile 2009 hanno interessato tre diverse strutture. In Emilia Romagna, i sismi del 20 maggio hanno rotto delle faglie e rilasciato l’energia che poi si è propagata verso ovest.
L’origine dei terremoti in Emilia Romagna- All’origine dei terremoti in Emilia Romagna, secondo gli esperti, c’è un processo di deformazione che è coperto dalla Pianura Padana e cioè la nascita di una serie di nuove piccole colline non ancora emerse e quindi non visibili. Le energie in gioco nei sismi di questi giorni sono quelle che gli scienziati si aspettano in base alla mappa di pericolosità sismica, classificando l’Emilia Romagna ad un livello di pericolosità media. Anche se la Pianura Padana non è una delle zone più a rischio, tutta l’Italia è sismica e zone come l’Irpinia e l’Arco Calabro sono ad alta pericolosità e lì i terremoti potrebbero essere ancor più forti e devastanti.
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