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mercoledì 6 giugno 2012

Terremoti Naturali e Terremoti Artificiali

Le regioni che, per la loro instabilità, sono preordinate a essere sede di sismi violenti, si trovano disseminate, in tutto il mondo, e fortunatamente cadono, per la maggior parte, nelle regioni oceaniche e in terre scarsamente popolate. Tali sismi scuotono la terra intera, sono avvertiti dalle popolazioni entro raggi di migliaia di chilometri e sono registrati da tutti gli osservatori del globo. Altri terremoti, molto più numerosi, fanno sussultare singole regioni, e si estinguono a crescenti distanze. Altri, infine, come quelli vulcanici, hanno limitato raggio di azione. Il solo Giappone numera a migliaia, ogni anno, i terremoti avvertiti in qualche parte del territorio.
Una stazione sismica, dotata di strumenti di media sensibilità, registra quasi ogni giorno sismi più o meno lontani. Ogni ora, si può dire, qualche punto della terra trema per scosse di origine interna. E se a questi turbamenti aggiungiamo quelli provocati dal traffico e dalle attività umane, dai moti atmosferici e dalle onde marine, si conclude che l'idea di abitare su una terra "ferma" è smentita continuamente dai fatti.
I nostri sensi avvertono i tremiti del suolo e degli edifici solo quando le ampiezze e le accelerazioni dei movimenti superino certi limiti minimi. Ed è fortuna che la nostra sensibilità sia mediocre, perchè la tranquillità nostra sarebbe messa a dura prova quando avessimo la percezione di vivere sopra un suolo traballante.
Il terremoto non è dunque un fatto di eccezione, come si pensa da molti. Il fenomeno s'inquadra nell'ordine normale delle attività telluriche e deve essere guardato con serenità. Le terre storicamente immuni da terremoti non saranno funestate dai sismi neppure in avvenire. Le scosse avvertite localmente provengono da zone già conosciute per la loro sismicità. Solo in queste è necessario che le vite e i beni siano assicurati mediante razionali costruzioni.
Uno dei pionieri degli studi sismici, il De Rossi, pubblicò nel secolo scorso un'opera intitolata Meteorologia Endogena, che si legge piacevolmente, anche se ispirata a stravaganti concetti. Per il De Rossi le profondità del suolo sono un dedalo di caverne e di canali, in cui scorrono e si agitano magmi e gas. Le turbolenze dei fluidi sotterranei destano i fremiti dei terremoti; il suolo sobbalza come il coperchio di una pentola in ebollizione. Queste idee ebbero un merito solo: quello di provocare osservazioni e studi, segnando l'inizio della moderna sismologia.
Tutto ciò che avviene negli abissi sa di mistero. Molti veli che oscurano la visione sono però strappati mediante l'analisi delle manifestazioni esterne dei fenomeni endogeni. La genesi dei terremoti non può essere diversa da quella degli scotimenti originati sulla superficie del suolo: e se le energie dispiegate sono colossali tanto da scuotere i continenti e la terra intera, per intervalli di minuti e di ore, ciò deriva dalla grandezza delle masse in moto e dalla potenza degli spostamenti. I crolli di caverne, le fratture di strati, lo scivolamento di blocchi, le dislocazioni di grandi masse fratturate, le esplosioni vulcaniche sono fenomeni che si verificarono in ogni epoca geologica, e si ripetono ancora nelle regioni ove non è raggiunto un sufficiente assestamento. Ogni perturbazione di equilibrio implica spostamenti e scotimenti immani, che dal focolare si propagano in ogni verso, tormentando il globo terrestre con vibrazioni più o meno possenti.
Il suolo rigido trasmette le oscillazioni elastiche con grande velocità e con intensità enormemente maggiore di quanto possa fare l'aria nella trasmissione delle onde sonore.
Poiché le dirette osservazioni sono inadeguate per avvertire i terremoti e rilevarne i caratteri, si è ricorso a strumenti delicati ed estremamente sensibili, detti sismografi. Il sismografo ideale sarebbe costituito da un punto materiale fisso rispetto al suolo mobile. Sopra un foglio portato dal suolo, il punto traccerebbe un grafico documentante il terremoto con piena esattezza. Ma la realizzazione del punto fisso, tentata da G. Darwin, non è riuscita mai soddisfacente. Si preferisce registrare il moto del suolo mediante apparecchio che, oltre ad essere mobile col suolo, ha un moto proprio semplice e ben definito; si riesce allora a separare il moto proprio dello strumento dall'effettivo spostamento del suolo. Questo apparecchio è il pendolo. I sismografi sono pendoli estremamente sensibili, i quali scompongono il moto complesso del terreno nei tre elementi componenti, due orizzontali e uno verticale.

Articolo tratto dalla rivista "Sapere" N. XVI - 15 Marzo 1938
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