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martedì 28 febbraio 2012

Formula matematica spiega perché i killer uccidono?

Perchè i serial killer uccidono? La risposta potrebbe arrivare da una formula matematica. Sì, avete capito bene: niente profili psicologici e disquisizioni di criminologia, ma soltanto numeri, finiti, ben precisi e inconfutabili. Dei ricercatori americani hanno infatti scoperto che il comportamento in apparenza casuale di un serial killer può essere associato allo stesso modello matematico che regola terremoti, valanghe, crolli del mercato azionario e molti altri eventi sporadici. Mikhail Simkin e Vwani Roychowdhury, ingegneri dell’Università della California, hanno analizzato comportamento del serial killer Andrei Chikatilo, che uccise 53 persone, tra cui numerosi bambini, tra il 1978 e il 1990. I suoi delitti, tutti avvenuti nella città russa di Rostov, furono particolarmente brutali , tanto che in Russia fu soprannominato “macellaio di Rostov“ e “squartatore rosso”. Fu condannato a morte e giustiziato con un colpo di pistola alla nuca nel 1994, nella prigione di Rostov.

La legge di potenza -
Chikatilo colpiva in modo irregolare: potevano infatti passare tre giorni, tre mesi o tre anni tra un omicidio e l’altro, ma sempre con un intervallo di tempo basato sulla ripetizione del numero tre. Per gli studiosi quest’intervallo è riconducibile ad funzione matematica nota comelegge di potenza, che mette in correlazione due fenomeni. Attraverso questa funzione è possibile, ad esempio, stabilire il rapporto tra la magnitudo dei terremoti e il numero di volte che essi si manifestano. Simkin e Roychowdhury ipotizzano che nel cervello del killer accadesse qualcosa di simile a ciò che avviene nei casi di epilessia, ovvero uno squarcio provocato dall’esplosione di uno o più neuroni.

Tre, il numero perfetto? -
L’esplosione di un solo neurone provoca, infatti, una reazione a catena che apre varchi nella materia cerebrale. E proprio questi squarci sarebbero correlati agli omicidi e si ripeterebbero a intervalli basati sul numero tre. Proprio come il tempo che passava tra un omicidio e un altro nel caso di Chikatilo. Se da un lato questa teoria ha dei limiti, riconosciuti dagli stessi autori, dall’altro potrebbe costituire un punto di partenza per lo studio delle devianze e delle forme di comportamento estreme. L’estratto dello studio è stato pubblicato sul sito della biblioteca dell’Università di Cornell (New York).


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