Quali segreti custodisce Rosalia Lombardo, la “Bella Addormentata” delle Catacombe di Palermo, ritenuta a ragione la più bella mummia del mondo? Quali alchimie hanno permesso la perfetta conservazione di una bambina di due anni, a quasi un secolo dalla sua morte? Chi ne è stato l’artefice? Questi interrogativi, rimasti irrisolti per lungo tempo, trovano finalmente risposta grazie alle ricerche del paleopatologo Dario Piombino-Mascali. Una ricostruzione appassionante della vicenda che lega la piccola Rosalia Lombardo ad Alfredo Salafia, imbalsamatore palermitano e inventore del composto innovativo per l’imbalsamazione di cadaveri umani.
Alfredo Salafia
Fulcro dell’attenzione dello scienziato era la mummia di Rosalia Lombardo, deceduta nel 1920 all’età di due anni e imbalsamata dal tassidermista siciliano Alfredo Salafia, che nel 1899 ottenne il permesso di sperimentare il suo innovativo composto sui cadaveri umani nella Scuola Anatomica del professor Randaccio, che fu in seguito presentato con successo all’Eclectic Medical College di New York (video correlato 4'45'').
La bambina si presentava come un piccolo angelo addormentato, un raggio di luce nel buio dell’oltretomba, con riccioli dorati che le ricadevano sulla fronte e sembianze talmente autentiche da farla sembrare viva, ma sprofondata in un sonno profondo.
Ma come era stato possibile fermare l'istante della morte? Le ricerche affannose diedero finalmente i loro frutti, quando Mascali raggiunse Anna, la pronipote di Salafia: dopo otto anni di indagini, ecco apparire il manoscritto con la preziosa formula chimica che aveva consentito a Salafia di imbalsamare cadaveri illustri, come quello dello statista Francesco Crispi: «Si tratta di un’iniezione di una miscela di formalina, glicerina, sali di zinco, alcool e acido salicilico, cui si poteva aggiungere un trattamento del volto con paraffina disciolta in etere, per mantenere un aspetto del volto vivo e rotondeggiante», spiega Dario Piombino-Mascali. Nel corso delle ricerche si è anche pensato a come garantire la preservazione della salma di Rosalia Lombardo. «Ora che conosciamo il metodo di imbalsamazione a cui il corpo è stato sottoposto, possiamo avviare uno studio conservativo per salvaguardare la piccola mummia da un ulteriore degrado», spiega Albert Zink, direttore dell’Istituto all’EURAC. La scoperta, cui il National Geographic in un reportage dedicato assegna un importante valore storico-medico, è uno dei primi esempi di uso della formaldeide per l’imbalsamazione umana. Al contributo rivoluzionario di Salafia Dario Piombino Mascali ha dedicato il libro Il maestro del sonno eterno.
Il Convento dei Cappuccini di Palermo è conosciuto in tutto il mondo per la presenza nei suoi sotterranei di un vasto cimitero, che attira la curiosità di numerosi turisti. Lo spettacolo macabro degli innumerevoli cadaveri esposti è spunto di riflessione sulla caducità della vita, sulle vanità terrene, e sull'inutilità dell'attaccamento degli uomini alle loro fattezze esteriori. Le gallerie furono scavate alla fine del '500 e formano un ampio cimitero di forma rettangolare. Le salme presenti non sono mai state inventariate, ma si è calcolato che ve ne siano fino a 8.000. Le mummie, in piedi o coricate, vestite di tutto punto, sono divise per sesso e categoria sociale, anche se la maggior parte appartengono ai ceti alti, poiché il processo di imbalsamazione era costoso. Nei vari settori si riconoscono: i prelati; commercianti e borghesi nei loro vestiti "della domenica"; ufficiali dell'esercito in uniforme di gala; giovani donne vergini, decedute prima di potersi maritare, vestite col loro abito da sposa; gruppi familiari disposti in piedi su alte mensole, delimitate da sottili ringhiere simili a balconate; bambini. Il metodo di imbalsamazione prevedeva prima di tutto la “scolatura” (tecnica naturale di disidratazione delle parti molli, video correlato: 8'40'') della salma per circa un anno, dopo averla svuotata degli organi interni. Il corpo più o meno essiccato, veniva poi lavato con aceto riempito di paglia, e rivestito con i suoi abiti. Altri metodi, utilizzati specialmente in periodi di epidemie, prevedevano un bagno di arsenico o di acqua di calce. Con l’avvento del Regno d’Italia nel 1861 le nuove normative igienico-sanitarie impedirono le procedure di essiccazione, ma il ricorso alla mummificazione continuò a essere praticato fino agli inizi del '900. Dall’inizio dell'800 la Sicilia vantava del resto una scuola di anatomia di grandi maestri (fra gli altri, il medico Giuseppe Tranchina, cui va ascritto l’omonimo metodo di conservazione per iniezione a base di arsenico che senza eviscerazione, praticato subito dopo il decesso, consentiva una mummificazione perfetta nel giro di quattro mesi) che, affinando le tecniche per la preparazione di cadaveri interi e parti anatomiche a scopi didattici, avevano messo a punto soluzioni sofisticate di imbalsamazione artificiale.
Ricercatore dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman presso l’Accademia Europea di Bolzano e coautore insieme ad Arthur C. Aufderheide, Melissa Johnson Williams e Albert R. Zink dello studio «The Salafia Method Rediscovered», pubblicato su The European Journal of Pathology. Lo spirito del ricercatore fu risvegliato in lui per la prima volta all’età di otto anni, quando nel febbraio del 1985 alcuni vandali deturparono con vernice a olio verde le mummie conservate nella Cripta dei Cappuccini di Savoca, vicino alla sua città natìa di Messina. Non nuovo a richieste anomale del genere, Dario Piombino-Mascali chiese a suo padre di portarlo in quel luogo misterioso, per dissetare la sua curiosità di ricercatore in erba, che già prima, lo aveva indotto ad ammirare la Beata Eustochia da Messina e le sue storie inquietanti. L’immaginazione infantile prese tuttavia forma concreta all’Università di Pisa, dove antropologia e paleopatologia lo avrebbero conquistato per sempre, indirizzando le sue ricerche sulle mummie siciliane. Ed è proprio sui suggestivi paesini rurali vicini di Savoca, Piraino, Santa Lucia del Mela, Novara di Sicilia, Militello Rosmarino e le famose Catacombe dei Cappuccini di Palermo che il giovane ricercatore ha puntato la sua attenzione. Sfidando la superstizione ha catalogato migliaia di mummie della tarda età moderna, classificandole per sesso, età e tipologia di mummificazione assieme a una meticolosa ricerca storica negli archivi delle parrocchie.
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