Dati aggregati, poca trasparenza nella spiegazione di come queste informazioni sui cittadini della rete verranno rastrellate attraverso le decine di servizi offerti da Google e su come verranno impiegate: l'Europa non gradisce la granitica fermezza con cui Google intende procedere nell'applicare la nuova policy sulla privacy a servizi unificati. Non è troppo tardi per posticipare l'applicazione prevista per il primo giorno di marzo, suggerisce l'Europa.
Il monito rivolto a Mountain View ha la forma di una lettera vergata da Isabelle Falque-Pierrotin, presidente della Commission Nationale de l'Informatique et des Libertés (CNIL), autorità francese incaricata di studiare la manovra della Grande G dai garanti della privacy europei riuniti nell'Article 29 Working Group. Google era stata avvisata già nei primi giorni di febbraio, a pochi giorni di distanza dall'annuncio di voler integrare la nuova politica di gestione dei dati dei propri utenti: l'indagine promessa ha già dato i primi frutti, e non appaiono affatto gustosi per il colosso di Mountain View.
Le autorità europee non hanno gradito la decisione di Google di non deviare da quanto previsto, di non essersi esposta appieno al confronto con le istituzioni prima di procedere alla comunicazione al pubblico del nuovo corso. Se Google si fosse consultata in anticipo con l'Europa avrebbe riscontrato l'attrito con la direttiva sulla protezione dei dati personali, soprattutto per quanto attiene all'informativa rispetto agli utenti.
CNIL apprezza il tentativo fatto da Google per informare gli utenti del cambio delle policy con messaggi di ogni tipo, ma questo non sarebbe sufficiente: "la nuova policy sulla privacy fornisce solo informazioni generali riguardo a tutti i servizi e i tipi di informazioni personali che Google elabora", si spiega nella lettera rivolta al CEO Larry Page. L'utente medio non sarebbe in grado di raccapezzarsi, anche perché Mountain View fornirebbe rassicurazioni riguardo a ciò che non farà con i dati, ma non spiegherebbe chiaramente quali dati raccoglierà, attraverso quali servizi, e per quali scopi.
L'Europa ribadisce quanto espresso dal commissario Viviane Reding: ben vengano le semplificazioni, ma non a spese della trasparenza. L'utente dovrebbe essere informato, magari seguendo un approccio stratificato nel chiarire le novità in procinto di essere applicate, e, consapevole della propria posizione, dovrebbe poter dominare appieno gli strumenti per gestire i dati su cui Google opera.
Chiariti i dubbi di Borghezio, che in un'interrogazione rivolta al Parlamento Europeo si chiedeva come le istituzioni comunitarie intendessero muoversi per tutelare i cittadini, restano le perplessità sollevate dalle autorità statunitensi, le apprensioni delle autorità della Corea del Sud, gli affondi dei contendenti, indispettiti per l'invadenza di Google e la mano tesa dell'Europa. "Ripetiamo, a nome del Working Party, il nostro appello a sospendere la transizione fino a che non avremo completato la nostra analisi", invita la CNIL: nelle prossime settimane a Mountain View verrà recapitato un questionario relativo alle attività di analisi dei dati degli utenti condotte da Google, che servirà eventualmente a fugare le preoccupazioni riguardo alla legalità e alla legittimità delle nuove policy.
La macchina di Google non è stata arrestata al primo avvertimento delle autorità, e nemmeno ora, a poche ore dall'implementazione delle nuove policy, vengono mostrati ripensamenti. Se dai riflettori del Mobile World Congress di Barcellona il Presidente Eric Schmidt ha soppesato vantaggi e svantaggi del disseminare i propri dati in un mondo connesso, una replica ufficiale giunge dal Global Privacy Counsel Peter Fleischer: la risposta recitata è sempre la stessa, irremovibile. Le notifiche del cambio della policy sono state inviate agli utenti loggati e agli utenti che non hanno effettuato l'accesso ai servizi di Google, i cittadini della rete, "il cuore di questi cambiamenti", hanno avuto un mese per ruminare e digerire le informazioni messe a disposizione da Google. "Fermarci ora - scrive Fleischer alla CNIL - creerebbe una enorme confusione fra gli utenti". Mountain View resta a disposizione delle autorità: l'Europa domandi, la Grande G offirà le proprie risposte.
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