A essere finito nei guai è stato anche una seconda persona, il titolare dell’hosting provider su cui sono stati caricati film, canzoni, giochi e software. Gli investigatori hanno fanno notare l’aumento del traffico e dell’utilizzo della piattaforma in coincidenza con l’oscuramento di Megaupload. Sarebbe stato rilevato un guadagno giornaliero derivante dalla sola pubblicità di circa 200 euro. Non si tratterà di certo dell’ultimo caso di chiusura di un sito attraverso cui condividere materiale digitale. Già a pochi giorni dall’addio a Megaupload, sono caduti altre popolari piattaforme mentre tante altre hanno preferito autocensurarsi.
Quelle ancora attive - come FileSonic, FileServe, NovaMov, VideoBB, VideoZer, MediaFire, RapidShare, NovaMov e Divxden - stanno filtrando il materiale evitando di rendere disponibile quello in contrasto alle norme sul copyright. Sono ancora in piedi 1337X, BitSnoop, Demonoid, ExtraTorrents, EZTV, isoHunt, KickassTorrents e Torrentz. Appare evidente come una delle vie d’uscita è la strutturazione di un mercato legale per lo streaming e il download di file. Le proposte non mancano ma non sembrano ancora in grado di soddisfare buona parte dell’utenza del web a causa di prezzi poco accessibili o per la presenza di un catalogo di offerte non adeguato.
A invocare un intervento legislativo che possa rendere più organica la normativa sulla lotta alla pirateria è l’avvocato Guido Scorza, esperto di diritto e web. A suo dire sarebbe concessa troppa discrezionalità negli interventi e nelle misure da adottare. Ed è su queste basi che si stanno muovendo gli organismi comunitari nella elaborazione di un Accordo Commerciale Anti-Contraffazione. Ricordiamo che il sito Webmasterpoint è fermamente contrario alla pirateria digitale e non incoraggia il download e la condivisione illegale di materiali protetto dal copyright
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