L'edilizia si conferma triste settore leader della crisi economica: nel primo trimestre 2012 infatti i fallimenti per le imprese del settore sono aumentati dell'8,4%, rispetto ai primi tre mesi del 2011, con l’insolvency ratio (che misura il numero di procedure aperte su 10 mila imprese operative nel settore) che si attesta a 8,3 punti.
A segnalarlo è Cerved Group, osservatorio che analizza con cadenza trimestrale l'andamento dei fallimenti e delle altre procedure concorsuali, in occasione della pubblicazione dei dati relativi al primo trimestre 2012.
Il processo di aumento dei fallimenti in Italia continua senza sosta da 4 anni, a partire da aprile 2008. Nel primo trimestre 2012 sono oltre 3mila le procedure fallimentari aperte, il 4,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2011. Unico fattore positivo è nei dati destagionalizzati: tra gli ultimi 3 mesi del 2011 e i primi 3 del 2012 il numero di fallimenti corretto per fenomeni di stagionalità e di calendario è in calo dell'1,1%, mantenendosi comunque a livelli molto più elevati rispetto a quelli pre-crisi.
L'aumento è sostenuto soprattutto dalle società di capitali (+7,3%) mentre le procedure aperte da società di persone o da altre forme giuridiche risultano in calo (rispettivamente, 2,9% e 4%).
Dopo l'edilizia, nella graduatoria vi è il terziario (+4,1% rispetto al primo trimestre 2011), che risente degli incrementi osservati nella filiera informazione, comunicazione e intrattenimento, nella logistica-trasporti e tra le società immobiliari. Di contro, un segnale positivo arriva dall'industria, che osserva un decremento del 7,2% nel numero di fallimenti, pur avendo l'insolvency ratio più alta (9,8 punti).
A livello territoriale, continua il trend attestato nei mesi precedenti: distribuzione dei fallimenti su tutto il territorio nazionale, con particolare intensità nel Centro Italia (+12,7%), nel Mezzogiorno e nelle Isole (+6,5%), così come nelle Regioni del Nord Ovest (+4,9%). Unica eccezione il Nord Est, che registra una diminuzione dell'8,8% rispetto allo stesso periodo del 2011 grazie ai forti cali osservati in Veneto (-12,3%) e in Emilia Romagna (-12,2%).
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