L'Imu avrebbe causato l'aumento dei canoni di locazione entro 100 euro “soltanto” per l'11% dei contratti di tutto il Paese. L'aumento, in realtà, si è verificato a macchia di leopardo, arrivando in alcuni casi a sfiorare la punta massima del 90% dei contratti, come per alcune zone del centro di Milano. Lo sostiene Solo Affitti, franchising immobiliare specializzato nella locazione che ha realizzato un sondaggio impiegando le sue oltre 300 agenzie in Italia.
L’89% degli affiliati intervistati ha dichiarato che fra i contratti di affitto stipulati nel primo trimestre di quest’anno non vi sono stati aumenti del canone da parte dei proprietari degli immobili. L’11% ha verificato, invece, degli incrementi.
A livello di distribuzione geografica, il sud rileva gli aumenti più rilevanti, con il 25% degli intervistati che hanno dichiarato l'aumento per effetto dell'Imu, mentre il nord-ovest e il centro forniscono un dato che rispecchia la media nazionale, e il nord-est si arriva fino al 93% di agenti che non hanno rilevato aumenti.
Secondo Silvia Spronelli, presidente di Solo Affitti, non si è verificata una corsa agli aumenti, sebbene in alcuni casi il tema Imu sia diventato molto sensibile: “Nel 66% dei casi – afferma Spronelli - registriamo aumenti entro 50 euro al mese, nel 33% compresi fra 50 e 100 euro. I rincari sono più contenuti nel nord-ovest, maggiori (superiori a 50 euro) nel centro (35%) e nel sud Italia (43%) e soprattutto nelle grandi città (63% dei rispondenti)”.
Oltre al vertiginoso aumento di Milano, i capoluoghi che hanno registrato il maggior numero di incrementi sui contratti sono Torino e Catania (80%), Savona e Messina (70%), Genova, Bergamo e Firenze (fino al 60% dei nuovi contratti). L'aumento, in realtà, tocca anche le realtà più piccole in maniera distribuita sul territorio: esempi indicativi sono il comune milanese di Cassano D'Adda (70%), Milazzo nel messinese (90%), Bastia Umbra, in provincia di Perugia (70%).
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