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sabato 31 marzo 2012

Atac, manager d’oro: 73 stipendi oltre i 100mila euro e tante auto blu

La parola d’ordine è tagliare. Risparmiare sui costi, gestire in proprio le manutenzioni, tirare il collo ai vecchi autobus che dopo aver percorso migliaia e migliaia di chilometri ormai non ce la fanno più. Ma loro, i supermanager, a ridursi il proprio stipendio non ci pensano proprio. Si va dai 585 mila euro l’anno del direttore generale di Atac Patrimonio Gioacchino Gabbuti, ai 240 mila di Francesca Romana Zadotti, ex assistente dell’ex ad Bertucci.

L’elenco dei super stipendi lautamente elargiti dell’azienda li ha pubblicati il sito www.ilportaborse.com corredata di tabella con auto a disposizione, cilindrata, eventuali benefit. L’Atac non poteva negare. «Quando sono entrato in azienda ho trovato questi modelli retributivi conferma al Messaggero l’attuale ad Carlo Tosti ho concluso tra l’estate e l’autunno del 2011 l’assessment (valutazione, ndr) di tutto il personale dirigente e sto attuando la pesatura di tutte le posizioni organizzative. Ciò porterà a una razionalizzazione dei costi e a una ridefinizione delle politiche retributive, in attesa dei nuovi tetti che l’azionista vorrà definire».

La top ten degli stipendi. Tosti nella top ten degli stipendi occupa il quinto posto con 282.750 euro l’anno. C’è chi guadagna più di lui: il direttore generale Antonio Cassano, 352 mila, Antonio Abbate, 325 mila e Pietro Spirito, 300 mila.

Le retribuzioni. Vecchie e passate amministrazione sul piano delle retribuzioni si sono dimostrate entrambe generose. L’ex ad Maurizio Basile, transitato ad Atac solo per alcuni mesi, ha fatto in tempo a licenziare 15 dirigenti. Ma al tempo stesso ne ha portati in azienda 9 dotandoli di una robusta busta paga, (tra i 240 mila e i 228 mila euro). Tra questi Emanuele Ludovisi, Roberto Cinquegrani, Alfonso Cassino e Carlo Parmeggiani. Quest’ultimo, responsabile delle relazioni esterne, cura l’ufficio stampa: l’azienda considera la Comunicazione strategica almeno quanto i ruoli più operativi.

La tipologia dei contratti. La maggior parte dei contratti stipulati con i super manager sono a tempo indeterminato. Non tutti però, ce ne sono alcuni che scadranno nell’arco dei prossimi 3 anni. Nelle prime posizioni spiccano i nomi di Gianluca Ponzio, Francesco Regard, Riccardo Di Luzio e Patrizio Cristofari, (genero dell’ex ad Bertucci) tutti appaiati a quota 240 mila euro. Per scendere al di sotto dei 125 mila euro bisogno scorrere la classifica e trovare al 52° posto, con 120 mila euro, Stefania Fois, attuale compagna del deputato de Pdl Marco Marsilio. Il primo al di sotto dei 100 mila euro è al posto numero 74.

L’eco di parentopoli non si è ancora spento. L’ultimo bilancio approvato di Atac si è chiuso nel 2010 con perdite per 172 milioni di euro. Tanto che a giugno è già stato deciso il Bit verrà portato a 1,50 euro. Ma la musica che si suona ai piani alti non è cambiata. «Già nel 2011 precisa Tosti ho deciso il taglio fino al 60% della parte incentivante della retribuzione dei dirigenti e dei quadri, mentre il Cda ha stabilito per il 2012 la riduzione del 10% dei costi del personale dirigente e la conferma del taglio alla parte incentivante».

E il Campidoglio? «Con il bilancio 2012 è già prevista una riduzione dei compensi per tutti si ricorda con l’approvazione della manovra economica è stata prevista anche una razionalizzazione dei costi e un tetto per i manager pubblici fissato a 294 mila ero l’anno per le società che presentano un valore medio della produzione negli ultimi 3 esercizi pari o superiore ai 250 mila euro l’anno». Per i manager di fascia meno alta il tetto è fissato invece a 235 mila euro. Si precisa anche che la delibera votata in giunta il 16 marzo scorso riguarderà sia i prossimi incarichi che quelli in essere». I superstipendi non lasciano indifferente neanche l’assessore alla Mobilità, Antonello Aurigemma: «Mi auguro che arrivi un segno di responsabilità e che i dirigenti possano contribuire spontaneamente al riequilibrio. Noi, da parte nostra, lo abbiamo fatto riducendo i premi. E’ un gesto che va fatto nel rispetto dell’azienda e dei tanti lavoratori che operano in un settore così delicato per poco più di un migliaio di euro al mese e sono il cuore pulsante di Atac».

Ma non ci sono solo i superstipendi, c’è anche l’assenteismo. L’azienda intanto ha convocato 1600 dipendenti che hanno accumulato la maggiore percentuale di assenteismo, «considerata la rilevanza del fenomeno». Immediata è arrivata la risposta dei sindacati. «Nessuno può permettersi di contestare quanto stabilito da un medico competente in un certificato di malattia ha subito replicato il segretario della Faisa-Cisal Gioacchino Camponeschi Occorre indagare sulle motivazioni, magari alcune patologie dipendono da un affaticamento maggiore, la mia organizzazione da anni si batte perché il diritto alle ferie venga rispettato».

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