Lo scorso 23 febbraio la Commissione Europea avrebbe dovuto votare l'approvazione del bando sui carburanti derivanti da petrolio superinquinante. La Fuel Quality Directive (FQD), l'estensione della direttiva sulla qualità dei carburanti, tuttavia è stata rimandata, anche a causa del veto posto dal rappresentante del governo italiano.
La Fqd è entrata in vigore nel 2009, all'interno dei programmi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi ecologici del 2020, mirando alla riduzione del 6% per le emissioni dei carburanti. Con l'estensione si prevede di bloccare l’impiego di benzina derivata da “petrolio sporco”, ovvero da fonti non convenzionali, il cui processo estrattivo è altamente impattante in termini di emissioni di gas climalteranti.
Oggetto principale del provvedimento sono le sabbie bituminose: secondo i dati contenuti nella proposta di legge, l'estrazione di carburante dalle sabbie sarebbe più inquinante del 22% rispetto al greggio tradizionale. Il provvedimento europeo proibirebbe di fatto l'importazione di greggio ad alto impatto ambientale, tenendo conto che alle sabbie bituminose è stata assegnata un'intensità di carbonio pari a 107 grammi per megajoule di carburante, contro l'attribuzione dei carburanti fossili tradizionali che è pari a 87,5 g. Il processo di estrazione e raffinazione dalle sabbie, richiede più energia, sebbene sia più economico.
È stato il Canada, maggior produttore mondiale, ad alzare la barriera dell'ostruzionismo; secondo alcune fonti avrebbe addirittura minacciato di porre norme restrittive rispetto all'importazione dall'Europa qualora fosse stata approvata la norma.
Nonostante il coro di voci innalzato dalle associazioni ambientaliste, sostenuto dalla presa di posizione di otto premi Nobel per la pace a favore della direttiva (tra i quali l’arcivescovo Desmond Tutu), è stato posto il veto, oltre che dall'Italia, anche da Spagna, Rep. Ceca, Estonia, Lituania, Polonia e Bulgaria. Non si tratta, però, di una bocciatura, bensì di un rimando.
A questo punto la decisione verrà affidata al Consiglio dei Ministeri dell’Ambiente dell'Unione Europea, che si riunirà a porte aperte per decidere probabilmente a giugno.
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