Il 27 e 28 febbraio più di 100 ricercatori provenienti da 39 istituti di ricerca europei si sono riuniti a Roma presso la sede del Cnr per dare il via a un progetto che individuerà le linee guida necessarie alla creazione di reti di aree marine protette in Mediterraneo e Mar Nero e verificherà la possibilità di costruire in questi mari piattaforme eoliche offshore, ormai molto diffuse nelle acque del Nord Europa.
Protezione dell'ambiente marino e produzione di energia pulita sono le parole chiave del progetto, denominato CoCoNet (Towards COast to COast NETworks of marine protected areas coupled with sea-based wind energy potential) e finanziato con 11 milioni di euro dalla Commissione europea nell'ambito del Settimo Programma Quadro.
Si tratta inoltre dell’unico progetto marino del Settimo Programma Quadro coordinato da un italiano, Nando Boero, dell’Unità di Ricerca Conisma (Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare) dell'Università del Salento e associato all’Istituto di Scienze Marine del Cnr (Ismar).
Nello specifico, il progetto si pone due obiettivi principali: disegnare reti tra Aree marine protette (Amp) già esistenti o potenziali nel Mediterraneo e nel Mar Nero. L’individuazione delle connessioni fisiche e biologiche tra Amp chiarirà i percorsi e i processi della distribuzione della biodiversità. L’attuale tutela delle coste che le Aree marine protette esistenti svolgono a livello nazionale verrà estesa agli habitat offshore e d’alto mare, integrandoli nel sistema di reti tramite l’esame della legislazione vigente, al fine di trovare delle soluzioni legali che permettano di costituire delle Amp transfrontaliere.
Inoltre, Coconet si prefigge di studiare possibili collocazioni dei Parchi eolici offshore (Peo), arricchendo così l’atlante eolico del Mediterraneo e del Mar Nero. I siti dei Peo eviteranno gli habitat sensibili e si prenderà in considerazione la possibilità che questi agiscano tra Amp, senza interferire troppo con le attività antropiche.
Studi socioeconomici valuteranno servizi ecosistemici per elaborare approcci sostenibili per lo sviluppo sia delle Amp sia dei Peo, per poter poi fornire linee guida per progettare, gestire e monitorare le reti. Due progetti pilota (uno nel Mediterraneo e uno nel Mar Nero) testeranno sul campo ipotesi basate sulle conoscenze pregresse.
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