C'è chi ha sottolineato come sia ormai scattato il conto alla rovescia per la guerra europea al gigante di Mountain View. I vertici dell'Unione Europea contro le nuove policy semplificate adottate da Google per la sua privacy a servizi unificati. Una spremuta di oltre 60 documenti diversi, entrata definitivamente in vigore nella giornata di ieri.
Ma il commissario alla Giustizia Viviane Reding non sembra intenzionata a bere l'intruglio di regole preparato in terra californiana. Recentemente intervenuto nel corso di un'intervista a BBC Radio 4, il commissario europeo ha portato con sè i risultati dell'inchiesta avviata dalla transalpina Commission nationale de l'informatique et des libertés (CNIL).
"Tali impostazioni destano forte preoccupazione perché non sono compatibili con la legge europea, e non sono state applicate le norme sulla trasparenza", ha esordito Reding. Anzi, le nuove regole introdotte da BigG violerebbero le leggi europee "sotto molti aspetti".
"Tanto per cominciare nessuno è stato consultato - ha continuato il commissario del Vecchio Continente - non si seguono le leggi sulla trasparenza, e i dati delle persone vengono consegnati a terze parti senza il consenso degli utenti. La protezione dei dati personali è una regola base dell'Unione europea, prevista dai nostri trattati. E non ci sono se".
Sempre secondo Reding, il 70 per cento degli utenti legge raramente o mai i termini e condizioni previsti dai vari provider del web. "Sappiamo che i dati sono la linfa vitale dell'industria - ha spiegato - ma ci sono regole basilari in Europa che vanno applicate. Invece spesso ci troviamo ad osservare l'illegalità che vince".
Nel suo annuncio di ieri, la Grande G aveva ribadito alcuni punti per evitare fraintendimenti con gli utenti piuttosto che con i garanti d'Europa. Tutti gli strumenti di controllo della privacy resterebbero inalterati nelle mani degli iscritti ai vari servizi di Google. La semplificazione servirebbe solo a navigare meglio e in maniera più intuitiva.
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