Tra 28 anni, il 5 febbraio 2040, l’asteroide 2011 AG5, scoperto l’8 gennaio dell’anno scorso da Mount Lemmon in Arizona, potrebbe scontrarsi con la Terra. Lo dicono le valutazioni attuali, anche se per il momento sono molto parziali. Infatti nella scala Torino dei rischi di impatto accettata internazionalmente si trova al primo gradino sui dieci livelli previsti; quindi è bassissimo. Detto in un altro modo la probabilità d’impatto oggi calcolata dal gruppo di specialisti del Jet Propulsion Laboratory della Nasa a Pasadena con i quali collaborano anche matematici dell’Università di Pisa, è di 1 su 625.
OSSERVAZIONI - Rimane, dunque, nella numerosa pattuglia degli 8.744 corpi pericolosi per il nostro pianeta perché la loro orbita si avvicina al pianeta azzurro. Tuttavia la probabilità che ci finisca addosso è per fortuna ridotta. Però con gli asteroidi, essendo molto piccoli e per questo influenzabili, la parola definitiva è difficile esprimerla in quanto soggetti alle forze gravitazionali e ai disturbi naturali presenti nel sistema solare. Di conseguenza la loro linea di viaggio potrebbe subire variazioni e diventare ancora meno a rischio oppure salire maggiormente nella graduatoria delle preoccupazioni. Per questo si aspettano con particolare interesse le osservazioni che saranno effettuate nel settembre dell’anno prossimo quando si troverà a 147 milioni di chilometri dalla Terra. Il successivo momento favorevole per le indagini si presenterà due anni più tardi.
140 METRI - Per il momento l’orbita dell’asteroide è calcolata con un punto più lontano dal Sole di quasi due unità astronomiche, cioè circa 300 milioni di chilometri e il punto più vicino intorno a 120 milioni di chilometri. La taglia di 2011 AG5 è considerevole avendo un diametro di 140 metri, cioè sarebbe in grado di creare disastri su scala planetaria. Del problema si è incominciato a parlare grazie alle discussioni emerse durante la 49ma sessione del sottocomitato tecnico della commissione delle Nazioni Unite per l’uso pacifico dello spazio tenuta all’inizio del mese a Vienna. IMPATTO - «2011 AG5 è l’oggetto che, secondo le valutazioni odierne, ha le più alte probabilità di impattare con la Terra nel 2040», precisa Detlef Koschny della divisione missioni nel sistema solare del centro Estec dell’Esa a Noordwijk (Olanda). «Tuttavia finora abbiamo studiato bene soltanto la metà della sua orbita, quindi non abbiamo una completa sicurezza sulle conclusioni alle quali ci hanno portato i calcoli». Dunque, ad Apophis che dovrebbe minacciare la Terra nel 2036, ora si aggiunge anche 2011 AG5 soltanto quattro anni dopo. La notizia ha riacceso l’interesse per preparare una missione di deviazione della corsa del corpo celeste alla quale si stava già pensando sia in Russia che negli Stati Uniti. Ma i più prudenti suggeriscono di aspettare le verifiche dell’anno prossimo prima di far precipitare gli eventi.
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