Nove ore e spiccioli di discussioni nel periodo compreso fra il 1 gennaio e il 25 marzo è un bilancio davvero striminzito. Ma se si va a monetizzare la fatica, allora si scopre che ogni minuto è stato ricompensato in modo principesco: calcolando uno stipendio, sia pure lordo, di 15.448 euro, 60 secondi valgono la bellezza di 82 euro. Che diventano 4.911 l’ora. Meglio di re Mida. E non è per spingere il vento dell’antipolitica che rischia di travolgere tutto e tutti, ma l’indagine di Panorama, oggi in edicola, ci consegna davvero una fotografia poco edificante delle assemblee regionali, su e giù per la penisola. I consiglieri del Trentino-Alto Adige si sono ritrovati, nei soliti primi tre mesi dell’anno, solo quattro volte e hanno approvato una sola legge: «Il rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2010».
Per carità, tutti sanno che il Trentino-Alto Adige è una regione fantasma, perché il potere, forgiato nell’acciaio dell’autonomia speciale, è diviso fra le due province di Trento e Bolzano. Benissimo: però i 70 consiglieri dell’ente che non c’è portano a casa 13.605 euro mensili. Poteva pure andare peggio. E non se la passano male nemmeno i 60 piemontesi. Pure la loro produttività non è che brilli: è vero che si sono visti ben 11 volte, con ritmi giapponesi rispetto al metronomo, fermo a 5 colpi, del Molise, della Puglia, dell’Umbria, della Calabria e dell’Emilia-Romagna, ma in quegli incontri hanno approvato solo due leggi. Insomma, comunque la si misuri, col metro della quantità o con quello della qualità, presunta, la politica in formato capoluogo lascia a desiderare. Su tutto ma non sulla remunerazione: i piemontesi incassano 11.355 euro a testa.
Tanto, ma poco se lo si paragona con quello dei pugliesi, che fra l’altro formano una delle assemblee più affollate con ben 70 consiglieri: 15.994 euro. E ancora più impressionanti sono i numeri dei sardi. Hanno un consiglio folto come una foresta, con 80 membri, e una retribuzione che si commenta da sola: 16.334 euro. Che dire? Almeno, dal 1 gennaio al 25 marzo, si sono riuniti 18 volte. L’altra isola, pure fortificata dentro le mura invalicabili dell’autonomia, fa anche peggio: il parlamentari siciliani sono 90, quasi quanto i senatori Usa, e ciascuno guadagna, in barba alla sobrietà, 20.730 euro.
C’è poi il capitolo commissioni e pure qui sprechi e paradossi non si contano. In Umbria, ad esempio, viaggia su un binario quasi morto quella nata per combattere le «infiltrazioni mafiose»: si è riunita una volta una. Due volte ha dato segni di vita la commissione del Veneto dedicata con una certa megalomania alle relazioni internazionali; sconfortante poi il caso della commissione per le Olimpiadi della regione Lazio. Il governo Monti ha bocciato la candidatura della Capitale, ma l’organismo è ancora in vita. E sarà difficile far giungere ai suoi componenti la ferale notizia che Roma non è più in gara.
In compenso, secondo la denuncia dei consiglieri radicali Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita, l’ormai sorpassato consesso è costato al contribuente ben 200mila euro. Comprensibile che i consiglieri facciano di tutto per non segare la pianta su cui sono comodamente appollaiati. Tutti avevano promesso riduzioni e tagli.
Ma nella maggior parte dei casi le forbici sono rimaste in un cassetto.
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