È questa la fotografia della situazione del settore delle costruzioni illustrata dal presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti, all'assemblea annuale dell'Associazione nazionale costrutto ridi fronte a una platea formata da imprenditori edili provenienti da tutta Italia.
Secondo Buzzetti le cause di questo stato di crisi sono riconducibili "alle politiche economiche introdotte negli ultimi anni, che hanno sicuramente peggiorato la situazione e depresso l'edilizia". Da una parte il Patto di stabilità interno, “che nella sua applicazione italiana - ha sottolineato il numero uno dell'Ance - è un trucchetto che permette di non contabilizzare come debito quello che lo Stato ha nei confronti delle imprese fornitrici”.
Il presidente dell’Ance ha fatto poi riferimento al carico fiscale, definendolo “insopportabile”, in quanto arrivato ormai al 45% del Pil e che raggiunge, in termini reali, il 54,5%. “Solo sugli immobili - ha ricordato Buzzetti - il fisco pesa ormai per 55 miliardi di euro l'anno, anche a causa della nuova patrimoniale sulla casa introdotta con l'Imu, balzello che è valso all'Erario, solo per la prima rata, 9,5 miliardi di euro".
E, ancora, la questione dell'Imu sull'invenduto. "Quello dell'Imu - ha dichiarato Buzzetti - è un ‘cantiere aperto’ che deve necessariamente cambiare: non è giusto che le nostre imprese paghino l'Imu sui ‘prodotti’ che realizzano per la vendita".
L’aspetto che, secondo l’Ance, deve essere affrontato prima di ogni altro, è la soluzione dell'odioso fenomeno dei ritardati pagamenti delle Pa nei confronti delle imprese, per lavori regolarmente eseguiti. “Abbiamo raggiunto – ha detto Buzzetti - la cifra di 19 miliardi di euro di crediti vantati dalle imprese. È una situazione inaccettabile".
Non meno pesante la situazione sul fronte delle opere pubbliche, a cominciare dalla scarsità delle risorse pubbliche statali destinate a nuove infrastrutture, ridotte del 44% dal 2008. “Una situazione - ha ricordato Buzzetti - che rende prioritario il rapido impiego dei fondi disponibili, in particolare di quelli approvati dal Cipe. Si tratta di circa 20,7 miliardi di euro per investimenti infrastrutturali da avviare nei prossimi mesi, rispetto ai quali il Governo deve garantire un effetto immediato sull'economia reale”.
Nonostante i tanti nodi da sciogliere, non mancano segnali positivi. In questo senso Buzzetti indica il decreto Sviluppo, che ha dedicato un’importante attenzione all'edilizia, sia sul fronte fiscale che sul tema delle città. Da tempo auspicato dall'Ance è infatti il ‘ritorno’ dell'Iva per le cessioni di abitazioni effettuate dopo 5 anni dall'ultimazione dei lavori e per le locazioni di abitazioni delle imprese edili. Ma un grande risultato è anche il Piano città “che però - ha detto Buzzetti -deve vedere la rapida definizione dei provvedimenti attuativi, in modo che si possa iniziare a ragionare in termini di proposte progettuali, e subito a seguire di proposte operative".
L'articolata analisi compiuta da Buzzetti nella sua relazione ha posto l’accento anche il ruolo del sistema bancario, essenziale perché il settore possa tornare a crescere. "I mutui concessi dalle banche, nei primi mesi di quest'anno, sono diminuiti del 50% benché nell'edilizia la bolla immobiliare non esista". Si tratta di un ‘circolo vizioso’ dal quale bisogna uscire, per esempio - ha proposto Buzzetti - creando un fondo di garanzia dello Stato, che garantisca l'erogazione dei mutui alle famiglie.
E quali sono le misure necessarie, secondo l’Ance, per incentivare l'apertura del mercato, soprattutto delle opere pubbliche? A questo proposito Buzzetti ha chiesto un ulteriore giro di vite sui lavori in house. Necessario, in particolare, dotarsi di un sistema di norme chiare ed efficaci, che consentano di realizzare opere di qualità in tempi e costi adeguati. Serve maggiore trasparenza nei metodi di gara e misure che contrastino ulteriormente la diffusione della criminalità.
Sul fronte dei lavori privati, secondo il presidente dell'Ance, c’è bisogno di una normativa che favorisca la qualità delle opere e l'affidabilità di chi le realizza. Un ultimo riferimento, nella relazione del presidente, è stato dedicato alla riforma del mercato del lavoro, a proposito della quale “ci si sarebbe aspettati maggiore coraggio sul tema del costo del lavoro, che in Italia ha raggiunto livelli intollerabili, e alla burocrazia, che richiede tempi più veloci per il percorso progettuale e decisionale delle pubbliche amministrazioni”.
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