Con la sentenza 9113/2012 la Corte di Cassazione ha stabilito che, per l’attribuzione o la modifica della rendita catastale, non è più sufficiente solo indicare l'area in cui si trova l'immobile, ma bisogna fare riferimento al tessuto urbano in cui è situato l’immobile, ai servizi disponibili e allo stato di conservazione dell’edificio.
La decisione è scaturita dall’esame di un immobile al quale era stata attribuita una rendita dalla Commissione regionale esclusivamente sulla base della sua ubicazione centrale, senza considerare ulteriori caratteristiche che secondo la Cassazione sono importanti per stabilire un quadro completo dello stato del fabbricato. Poiché era stato riscontrato lo stato di degrado dell'edificio, il suo saggio di fruttuosità era stato abbassato dal 2% all’1,5%. Secondo la Cassazione questa scelta è illogica, poiché non è ammesso nessun potere discrezionale sull’individuazione del tasso di interesse da applicare al capitale fondiario, ma occorre riferirsi ai moltiplicatori previsti dalle normative in vigore.
Nell'ottica della riforma del Catasto, da tempo in fase di elaborazione, tale sistema consentirà di stabilire il valore patrimoniale di un immobile in maniera più oggettiva, basandosi sul metro quadro e su funzioni statiche in grado di esprimere la relazione tra il valore di mercato, la localizzazione e le caratteristiche edilizie dei beni per ciascuna destinazione catastale e per ciascun ambito territoriale.
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