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domenica 29 luglio 2012
Rischio chiusura per 150mila piccole attività
Entro l'anno rischiano la chiusura almeno 150.000 piccole attività commerciali ed artigianali. Lo rileva la Cgia di Mestre che lancia inoltre l'allarme caro affitti: con l'Imu - sottolinea - è probabile che in sede di rinnovo dei contratti di locazione avremo ulteriori aumenti dei canoni di locazione.
A Bari gli aumenti sono stati del 89,1%, a Genova del 70,1%, a Palermo del 68%, a Torino del 57,4% e a Roma del 53,4%. Sono solo alcuni degli aumenti - denuncia la Cgia - che hanno subito i canoni di locazione dei piccoli negozi commerciali e dei laboratori artigianali ubicati nei centri storici delle grandi città del nostro Paese (periodo 2001-2011).
Purtroppo, le cose non sono andate per niente bene nemmeno in periferia: sempre nello stesso periodo di tempo gli affitti per i piccoli commercianti e gli artigiani sono cresciuti dell'82,6% a Bari, del 57,8% a Torino, del 48,4% a Roma, del 48,1% a Genova e del 46,7% a Cagliari 46,7%.
La Cgia di Mestre ricorda che nello stesso intervallo di tempo l'inflazione media nazionale è cresciuta del +24%. «In Italia - dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - noi stimiamo che almeno 2 botteghe artigiane su 3 siano in affitto. E' vero che in questi ultimi 2-3 anni c'è stato una leggero calo del prezzo degli affitti, tuttavia se sommiamo gli aumenti avvenuti negli ultimi 10 anni dei canoni di locazione, delle tasse locali e delle utenze il peso dei costi fissi a carico dei piccoli negozianti e degli artigiani è diventato insopportabile. Non è da escludere che almeno 150.000 piccole aziende commerciali ed artigianali saranno costrette a chiudere i battenti entro la fine di quest'anno».
Cgil: Dal 2009 hanno chiuso oltre 30mila imprese - Sono tante, troppe, le crisi industriali che in lungo e in largo attraversano tutto lo stivale. «Dal 2009 ad oggi oltre 30mila imprese hanno chiuso i cancelli lasciando a casa intere famiglie». Lo sottolinea la Cgil, in un dossier 'Industria: la crisi non va in vacanza'.
Siamo ormai al quarto anno di Cassa integrazione, un ammortizzatore sociale del quale ad oggi usufruiscono circa 500mila lavoratori che, in media, hanno visto diminuire il proprio reddito di circa 4mila euro. Dunque, un quadro decisamente preoccupante quello che si è delineato in Italia sotto tutti i punti di vista e che rende necessario e urgente, come ribadito sempre più spesso in questi mesi dalla Cgil «un disegno di politica industriale con al centro gli investimenti e l'innovazione» senza il quale «c'è solo il perdurare della recessione».
«Il Governo deve cambiare rotta e indirizzarla verso lo sviluppo e la crescita, ossia verso la creazione di lavoro, che rimane la vera emergenza del paese. Al contrario tutti i provvedimenti varati fin'ora dall'esecutivo basati su tagli lineari non hanno fatto altro che colpire lavoratori, giovani e pensionati, ossia quelle persone già messe a dura prova dalla crisi economica». Per la Cgil infatti «il decreto sviluppo non è all'altezza della gravità della crisi, serve un deciso cambio di rotta, in netto contrasto con le politiche rigoriste e recessive fin qui adottate».
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