Quasi un quinto di tutti i fallimenti registrati in Italia nel primo semestre 2012 riguarda l'edilizia, che si conferma essere il settore in maggiore difficoltà con 1.345 casi, sommando i microsettori della "costruzione di edifici", degli "installatori" e dell'"edilizia specializzata".
È quanto emerge dall'analisi dei fallimenti in Italia realizzata da Cribis D&B, la società del gruppo Crif specializzata in business information. In Italia nei primi 6 mesi del 2012 hanno chiuso i battenti quasi 35 imprese ogni giorno, oltre 1000 al mese, per un totale di 6.321 fallimenti. Dopo i 3.212 casi rilevati nel primo trimestre, infatti, da aprile a giugno sono fallite altre 3.109 imprese. Dal 1° gennaio 2009 alla rilevazione attuale sono complessivamente 39.159 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale, con un trend di aumento costante.
L’analisi territoriale rivela che la distribuzione dei fallimenti lungo la Penisola presenta situazioni molto differenti tra le diverse aree geografiche. La regione più colpita è la Lombardia, dove dall'inizio dell'anno in corso hanno dichiarato fallimento 1.384 imprese. Al secondo posto si colloca il Lazio, con 715 fallimenti, seguito da Veneto con 505 casi, Campania (491), Piemonte (480), Emilia Romagna (462) e Toscana (430). Più di 300 casi nei primi sei mesi dell'anno si contano poi in Puglia e Sicilia, oltre 200 nelle Marche.
Oltre all’edilizia, particolarmente colpito anche il commercio all'ingrosso (461 fallimenti nel microsettore del "commercio all'ingrosso dei beni durevoli", 411 nel "commercio all'ingrosso di beni durevoli), al quale si aggiungono i 399 fallimenti nei "servizi commerciali". A fallire in Italia sono soprattutto società di capitali, con 4.839 casi nei primi sei mesi del 2012, il 77% del totale. Solo una minoranza invece sono società di persone (778 casi, pari al 12%) o ditte individuali (704 casi, pari all'11%).
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