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martedì 31 luglio 2012

[Esplora il significato del termine: Gli smemorati del Belpaese] Gli smemorati del Belpaese

Non serve la palla di vetro per immaginare come potrebbe andare a finire. Trasferendo le loro funzioni a Comuni e Regioni, il decreto salva Italia avrebbe cancellato di fatto le Province. Con la giustificazione di un ricorso pendente alla Corte costituzionale, anche se non si possono escludere pesanti pressioni politiche, il governo Monti aveva poi preferito imboccare con la spending review una strada diversa: non più l'abolizione, ma la riduzione del numero e l'accorpamento degli enti più piccoli. Una volta in Parlamento, si è però passati al semplice «riordino». Che non verrà deciso dall'esecutivo, ma dalle autonomie locali: cioè dalle stesse Province. Un po' come dare al cappone il potere di scegliere quando e in quale modo celebrare il Natale.
Ecco la lezione impartitaci ancora una volta dalla tanto attesa revisione della spesa che si vota domani al Senato. Nel momento in cui siamo chiamati ad affrontare un'emergenza, dal terremoto alla crisi finanziaria, riusciamo a dare il meglio di noi stessi. Con il governo tecnico siamo perfino riusciti a reinterpretare in chiave moderna il ruolo di Cincinnato. Ma quando sembra che l'urgenza immediata sia passata, anche solo per un momento, allora salta fuori il lato peggiore. Bastano una dichiarazione di Mario Draghi, lo spread che allenta la morsa e un paio di giorni di euforia in Borsa per far tornare a galla, intatti e se possibile incattiviti, tutti i vecchi vizi. Veti incrociati, interessi corporativi, tornaconti personali. Alla faccia di un debito al 123,3 per cento del Prodotto interno lordo, della recessione, dei tassi d'interesse alle stelle. E se poi, fatalmente, lo spread dovesse riprendere la propria corsa, ci sono già i colpevoli pronti. Qualcuno tirerà in ballo la crudeltà mentale di Angela Merkel, che vuole impedire alla Banca centrale europea di aiutare i Paesi in difficoltà. Altri si rifugeranno nell'ovvietà: l'Italia non è la Grecia né la Spagna. Indignandosi perché ci hanno messo insieme ai Pigs , i «maiali» dell'Unione monetaria. Fioriranno dotte argomentazioni circa il fatto che la differenza di rendimenti fra Btp e Bund non riflette il vero stato della nostra economia reale. Né mancherà chi ci spiegherà che noi, i compiti a casa, li abbiamo già fatti, e semmai adesso tocca ai maestrini di Berlino. Aggiungendo magari che fra lo spread di Monti e quello di Berlusconi non c'è alcuna differenza: tanto valeva, perciò, tenerci il Cavaliere.
In pochissimi diranno l'unica verità che vale la pena di ascoltare. Che se ci troviamo in questa situazione è perché i compiti a casa non li abbiamo fatti per vent'anni. E che la signora Merkel, alla quale si possono rimproverare tantissime cose, su un punto ha ragione da vendere: perché la moneta unica abbia un senso, chi ne fa parte deve avere i bilanci in ordine. Il tempo della finanza allegra è finito per tutti. Se l'Italia allineasse i costi per il funzionamento delle pubbliche amministrazioni a quelli della Germania il risparmio sarebbe di 50 miliardi l'anno. Far finta di ignorarlo è da irresponsabili. La revisione della spesa può essere l'occasione per una prova di maturità, dimostrando che siamo in grado di dare il meglio anche senza essere sull'orlo del baratro. Non sprechiamola.

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