"Abbiamo una serie di importanti contratti da firmare tra imprese italiane e russe. Questa è l'economia reale". Così Mario Monti, impegnato nella visita ufficiale a Mosca, ha riposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sul nuovo crollo che sta investendo le Borse, portandosi dietro un allargamento dello spread tra Bund e BTp.
Il riferimento del premier italiano è ai contratti in corso di firma in queste ore, che coinvolgono tra gli altri Eni, Poste Italiane, Selex e Intesa SanPaolo, con partner russi. Ma qual è lo stato dell'economia reale? E' saldo come sembra voler dire Monti o c'è da temere davvero un crollo a valanga fino alla possibile uscita dall'euro come sembrano pronosticare alcuni market-maker in questi ultimi giorni?Il fardello del debito
Il dato che più penalizza l'Italia rispetto agli altri Paesi dell'Eurozona è lo stock di debito accumulato negli anni (quasi 2mila miliardi di euro), che è superiore al 120% del prodotto interno lordo, cioè la ricchezza prodotta in un intero anno nel Paese. Le misure economiche varate negli ultimi due anni dal Governo Berlusconi prima e Monti poi hanno inciso in maniera marginale su questo rapporto, anche perché se da una parte si è risparmiato qualche miliardo sul fronte dei costi (il numeratore), dall'altra è calato anche il denominatore (il Pil quest'anno scenderà intorno al 2%, segnando il ritorno in recessione). Periodicamente l'Italia deve rivolgersi al mercato perché i debiti scadono e occorre chiederne di nuovi per pagare stipendi, pensioni e servizi: tuttavia se prima riusciva a farlo a tassi contenuti, oggi deve sborsare molto di più perché il rischio percepito (le possibilità che, secondo gli investitori, l'Italia non riesca a saldare tutti i debiti) continua a crescere.
Come sono messi gli altri
Il confronto con gli altri Paesi offre l'immagine di un'Italia messa meglio di quanto dicano oggi i mercati. E' vero che il rapporto debito/Pil della Germania viaggia poco sopra l'83%, ma è pur vero che è il doppio rispetto a 10 anni fa, mentre nello stesso periodo quello italiano è cresciuto intorno al 7-8%. Altri Paesi sono messi ancora peggio: il debito della Gran Bretagna quest'anno si attesterà al 95% del Pil e quello statunitense salirà al 110%: in entrambi i casi, valori doppi rispetto a dieci anni fa. Questi ultimi due Paesi, tuttavia, possono contare su una spinta in più, l'esistenza di una Banca centrale che può emettere moneta a volontà, lanciando così una ciambella di salvataggio nelle fasi di maggiore difficoltà: in realtà si tratta di un sollievo di breve durata, non certo di una soluzione strutturale, ma evidentemente per il momento i mercati si accontentano di questo. Così il risultato è che, per finanziarsi, quest'anno lo Stato italiano dovrà sobbarcarsi una spesa superiore di 21 miliardi rispetto al Gran Bretagna di 27 miliardi rispetto alla Germania, a causa dei tassi più alti che deve garantire per trovare investitori. Con tutto quello che ne deriva per i cittadini e le imprese, sui quali si scarica il peso di questi tassi, in termini di nuove risorse da trovare e spesa più alta per mutui e prestiti.
La ricchezza delle famiglie
L'Italia ha dalla sua un patrimonio che manca agli altri. La ricchezza delle nostre famiglie è pari al 175%. Per fare un confronto con la "virtuosa" Germania, quest'ultima si ferma al 126%, mentre Gran Bretagna e Stati Uniti sono sotto il 100%. Così, sommando debito pubblico e privato, l'Italia scalerebbe molte posizioni rispetto a oggi. Ma a questo dato i mercati oggi non intendo dar peso… e ci penalizzano oltremisura.
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