La diffusione crescente, da parte di enti locali e di associazioni, dell'interesse per le pratiche dell’autocostruzione e dell’autorecupero vanno oltre le forme di cooperazione sociale “dal basso”. “Di fronte alla dirompente drammaticità della questione abitativa, esse possono fornire un ulteriore strumento per garantire il diritto alla casa, attraverso modalità non convenzionali di risposta al disagio abitativo”. È quanto afferma la Regione Puglia in un comunicato in cui viene annunciata la pubblicazione delle Linee Guida per la realizzazione di interventi di autocostruzione e autorecupero. Con questi parametri, la Regione identifica i soggetti, i ruoli, le responsabilità e le fasi attuative necessarie per realizzare un efficace processo di autocostruzione/auto recupero nei comuni pugliesi, attribuendo un ruolo chiave, oltre che alla cooperativa autrice del recupero, ai Comuni e agli Iacp, che svolgeranno ruolo di enti di coordinamento dell’attività della cooperativa e di fornitura di servizi.
Seguendo il modello di un protocollo d'intesa firmato nel 2010 con l'associazione “Fraternità per il diritto alla casa”, la Puglia in questo modo intende consentire alle famiglie e alle persone che andranno a vivere negli alloggi “di divenire protagoniste del processo costruttivo, sotto la guida di professionisti che nel corso dell’intero processo forniscono l’assistenza tecnica necessaria a garantire la qualità architettonica, la sostenibilità ambientale dell’intervento e il rispetto delle norme di sicurezza”.
A parte pochi casi isolati, in Italia la pratica dell'autocostruzione è meno diffusa che in altri paesi europei, in particolare nel Nord Europa. Il vantaggio evidente è permettere di risparmiare sull'acquisto, un dato importante se si considera che nel vecchio continente la crisi alloggiativa riguarda ormai 70 milioni di persone male alloggiate, delle quali circa 18 milioni precariamente e 3 milioni senzatetto (fonte: International Alliance of Inhabitants).
Tuttavia, l'autocostruzione e l'autorecupero permettono anche una “maggiore aderenza dell’alloggio ai bisogni, aspettative e desideri di chi lo abiterà”, oltre che a contribuire alla creazione di “un senso di appartenenza al proprio luogo di vita, alla promozione di un senso di comunità tra i partecipanti, alla riappropriazione di tecniche tradizionali, semplici e maggiormente legate ai contesti locali, e quindi spesso anche a abitazioni a più basso impatto ambientale e più sostenibili”, come spiega l'assessore regionale all’Assetto del Territorio Angela Barbanente.
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