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mercoledì 25 luglio 2012

Finto medico per truffare anziani preso dopo 7 colpi negli ospedali

Si fingeva medico o chirurgo. A volte persino primario. Ci metteva un attimo, con il camice e lo stetoscopio al collo, ad agganciare le anziane vittime e a conquistarne la fiducia, facendosi prestare somme di denaro che prometteva di restituire a breve. E che invece intascava, prima di scappare via.  Sono almeno sette i raggiri che il Pool antitruffe della Procura, coordinato dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal sostituto Maria Teresa Latella, contesta a Mario Martini, pregiudicato classe 1961, originario di Roma e da molti anni residente a Milano. L’uomo è stato arrestato due giorni fa: truffa, furto e rapina le accuse. Secondo gli inquirenti — che indagano anche su un’altra decina di episodi sospetti — sarebbe un vero e proprio truffatore seriale: individuava le sue vittime, tutte anziane, nelle sale d’attesa degli ospedali.

Policlinico, Trivulzio, Galeazzi, Sacco e le cliniche San Giuseppe e Sant’Ambrogio le strutture in cui secondo le accuse ha colpito, usando sempre la stessa tecnica: avvicinava l’anziano spacciandosi per medico o primario, faceva quattro chiacchiere, chiedeva di nipoti e famiglia. Poi, calava l’asso: «Anch’io ho una figlia, mi ha appena chiamato perché ha avuto un incidente. Niente di grave, ma devo andare a recuperare l’auto: mi dà un passaggio?». L’uomo si faceva accompagnare davanti a un’autorimessa e a quel punto avanzava la sua richiesta. Sempre la stessa: «Ho dimenticato il portafoglio, mi presta del contante per
pagare il garage? Appena rientriamo in ospedale le restituisco tutto». Manco a dirlo, appena afferrati i soldi si dileguava senza farsi più vedere.

Un trucco che, secondo gli inquirenti, ha funzionato sette volte: l’ultima a marzo, ai danni di un 66enne agganciato nella clinica Sant’Ambrogio. Stavolta, però, scatta la rapina: la vittima designata sospetta qualcosa, finge di aver dimenticato il pin. A quel punto il pregiudicato lo minaccia, gli intima di digitare il codice e poi prende i soldi. Viene però ripreso dalla telecamere: da quelle immagini — e dalle foto in archivio — viene riconosciuto dalle vittime. E per lui scattano le manette.

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