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giovedì 1 marzo 2012

Terremoti ed eruzioni: conseguenze nascoste dell’emergenza climatica

Che collegamento c’è tra i cambiamenti climatici e le eruzioni vulcaniche? Possibile che l’aumento delle temperature dovuto all’effetto serra sia in grado di causare terremoti? Secondo il vulcanologo inglese Bill McGuire la risposta va cercata nella preistoria del pianeta e la chiave dell’enigma è nello scioglimento dei ghiacci.
I temi catastrofici sono cari a questo professore di geofisica dell’University College di Londra, almeno a giudicare dai titoli di alcuni dei suoi numerosi libri: Sopravvivere all’Armageddon, Catastrofi globali, Guida alla fine del mondo. Il suo volume più recente s’intitola “Waking the giant” e parla di come il cambiamento climatico sia in grado di scatenare terremoti, tsunami e vulcani. Le tesi contenute nel volume, e spiegate in maniera assai divulgativa da McGuire in un articolo pubblicato dal quotidiano inglese Guardian, sono tutte basate su ricerche scientifiche, quindi possiamo stare relativamente sicuri di non trovarci alle prese con un Dan Brown della geofisica.
La terra, spiega McGuire, è un gigante addormentato che si rigira e si stiracchia sotto i periodici pungolii che riceve. Siamo abituati a pensare a questi episodi come alla semplice conseguenza dello sfregamento tra placche tettoniche e non ci verrebbe mai in mente che ciò che accade nell’aria sopra la nostra testa possa influire su quanto avviene sotto i nostri piedi. Eppure, avverte lo scienziato, sarebbe proprio il caso di cominciare a pensarci.
Per inquadrare la situazione attuale è necessario esaminare che cosa è successo tra 20.000 e 5.000 anni fa quando la Terra subì una profondissima trasformazione climatica: il pianeta uscì dalla glaciazione e il suo clima divenne temperato. Lo scioglimento delle imponenti calotte di ghiaccio che ricoprivano buona parte delle terre emerse ebbe come effetto da un lato l’innalzamento del livello degli oceani e dall’altro la brusca diminuzione della pressione esercitata da quelle masse di ghiaccio sulla crosta terrestre.
Le conseguenze furono molteplici, ma sostanzialmente l’effetto dell’innalzamento delle temperature, che causò lo scioglimento dei ghiacci, provocò terremoti, una notevole attività vulcanica e diede luogo a frane gigantesche. La scomparsa di strati di ghiaccio che McGuire descrive come 20 volte più alti della ruota panoramica London Eye, per farsi capire dai propri concittadini, fece sì che la crosta terrestre subisse un contraccolpo, come una molla da cui sia tolto il blocco.
L’aumento della pressione sui bacini oceanici piegò la crosta in corrispondenza dei loro margini causando l’apertura di faglie e l’eruzione dei vulcani vicini. Le prove geologiche testimoniano che si abbatterono violenti tsunami in luoghi della terra dove oggi eventi simili appaiono impensabili, come per esempio nell’estremo nord dell’attuale Regno Unito.
Cosa ci dice tutto questo su ciò che ci attende in futuro? Niente di buono purtroppo. Se infatti è vero che non stiamo uscendo da una  glaciazione, è altrettanto vero che a questo ritmo le temperature potrebbero continuare a salire rapidamente nel corso del secolo e le conseguenze catastrofiche di uno scioglimento dei ghiacci artici potrebbero non tardare. I segni sono già visibili in Alaska, dove l’aumento della temperatura e la riduzione dei ghiacci sta già causando un movimento di faglie che fino ad ora erano state contenute proprio nel ghiaccio. E non pensiate che i capricci fatti dal vulcano Eyjafjallajokull non abbia nulla a che fare con il mutato equilibrio dei ghiacci in Islanda.
Un ulteriore dato allarmante arriva dalla Nasa: le osservazioni fatte dal sistema satellitare Nasa GRACE hanno consentito di misurare quanto ghiaccio è andato perduto sulla Terra tra il 2003 e il 2010. Le misurazioni, fatte da due satelliti gemelli, in realtà monitorano i cambiamenti nel campo gravitazionale della Terra. Variazioni su scala regionale della massa terrestre sono solitamente dovuti a movimenti di grandi masse d’acqua sulla superficie del pianeta.
Il risultato di questo complesso calcolo ammonta a 4,3 trilioni di tonnellate di ghiaccio (4.200 chilometri cubici), che sciogliendosi hanno causato un innalzamento del livello globale del mare di 12 millimetri. Una cifra spaventosa che, se non ci decideremo a mettere un tetto alle emissioni di gas serra, sembra destinata ad aumentare, con conseguenze che si profilano ogni giorno più preoccupanti.

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