Se fuori da Acea (la holding controllata al 51 per cento dal Comune di Roma) c’è chi conduce una forte battaglia contro la cessione di pezzi dell’azienda ai privati, all’interno ce n’è un’altra più silenziosa: quella dell’Associazione dei piccoli azionisti Acea (540 iscritti iniziali), presieduta da Franco di Grazia, contro i megastipendi e benefit (auto blu, supercar, carte di credito, eccetera) dei top manager della multiutility, che pesano sul bilancio dell’azienda per circa 8 milioni di euro.
Compensi non a caso considerati tra i più alti del Belpaese. Basti pensare che il direttore generale, Paolo Gallo, ha usufruito nel 2011 di una remunerazione di 756 mila e 383 euro, il quale è a tal punto strapagato da superare di oltre 135mila lo stipendio dell’attuale capo della polizia Antonio Manganelli, che ha percepito la modica cifra di 621mila e 253 euro. E non c’è bisogno nemmeno di scomodare il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama con i suoi 400 mila dollari (circa 300 mila euro).
“Ridurre la forbice, oltreché salvaguardare i posti di lavoro, e riconquistare la fiducia dei cittadini passa anche per la maggiore trasparenza possibile e il ridimensionamento delle remunerazioni ‘elastiche’ nelle ex-municipalizzate”, fanno sapere i piccoli azionisti.
E in effetti, con i suoi 476 mila euro all’anno non scherza nemmeno l’amministratore delegato, Marco Staderini. A poco distanza segue il presidente Giancarlo Cremonesi con 408mila euro, il quale ha anche altri incarichi nelle presidenze di Confservizi e della Camera di Commercio, nonché membro di Federutility e dell’associazione delle stesse Camere di commercio.
E non finisce qui. Ci sono poi i compensi del collegio sindacale. Il presidente Enrico Laghi ha ricevuto 286mila 500 euro, mentre Corrado Gatti e Alberto Romano rispettivamente 227mila e 500 e 231mila e 390 euro.
E in tempi di spending rewiew l’associazione dei piccoli risparmiatori si è appellata, nei giorni scorsi, al governo Monti: "Segnaliamo alla task-force della presidenza del Consiglio la deriva anacronistica dell’auto-assegnazione di redditi che superano 30 volte (+ 3000 per cento) lo stipendio di un lavoratore Acea (25-30mila euro all’anno". E l'esecutivo nazionale, assicura a Paese Sera il presidente Di Grazia, ha risposto che ne terrà conto.
Infine, ci sono i “7 direttori strategici”: Giovanni Barberis (amministrazione e finanza), Paolo Zangrillo (personale e organizzazione), Stefano Tempesta (corporate strategy), Andrea Bossola (idrico), Francesco Sperandini (reti), Luciano Piacenti (ambiente), Sergio Agosta (energia). Un drappello che complessivamente tra fisso, premio annuale e benefits “monetari e non monetari”, costa 2milioni di euro. «Nel caso specifico ognuno di loro ha ricevuto 289mila500 euro, cioè 11,5 volte lo stipendio dell’operaio-tipo di Acea spa (+1000%)», continuano i piccoli risparmiatori, i quali da mesi chiedono all’assemblea degli azionisti, la riduzione del 40 per cento dei compensi dei top manager. Ma tutti fanno orecchie da mercanti, anche il rappresentante del sindaco Alemanno.
Compensi non a caso considerati tra i più alti del Belpaese. Basti pensare che il direttore generale, Paolo Gallo, ha usufruito nel 2011 di una remunerazione di 756 mila e 383 euro, il quale è a tal punto strapagato da superare di oltre 135mila lo stipendio dell’attuale capo della polizia Antonio Manganelli, che ha percepito la modica cifra di 621mila e 253 euro. E non c’è bisogno nemmeno di scomodare il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama con i suoi 400 mila dollari (circa 300 mila euro).
“Ridurre la forbice, oltreché salvaguardare i posti di lavoro, e riconquistare la fiducia dei cittadini passa anche per la maggiore trasparenza possibile e il ridimensionamento delle remunerazioni ‘elastiche’ nelle ex-municipalizzate”, fanno sapere i piccoli azionisti.
E in effetti, con i suoi 476 mila euro all’anno non scherza nemmeno l’amministratore delegato, Marco Staderini. A poco distanza segue il presidente Giancarlo Cremonesi con 408mila euro, il quale ha anche altri incarichi nelle presidenze di Confservizi e della Camera di Commercio, nonché membro di Federutility e dell’associazione delle stesse Camere di commercio.
E non finisce qui. Ci sono poi i compensi del collegio sindacale. Il presidente Enrico Laghi ha ricevuto 286mila 500 euro, mentre Corrado Gatti e Alberto Romano rispettivamente 227mila e 500 e 231mila e 390 euro.
E in tempi di spending rewiew l’associazione dei piccoli risparmiatori si è appellata, nei giorni scorsi, al governo Monti: "Segnaliamo alla task-force della presidenza del Consiglio la deriva anacronistica dell’auto-assegnazione di redditi che superano 30 volte (+ 3000 per cento) lo stipendio di un lavoratore Acea (25-30mila euro all’anno". E l'esecutivo nazionale, assicura a Paese Sera il presidente Di Grazia, ha risposto che ne terrà conto.
Infine, ci sono i “7 direttori strategici”: Giovanni Barberis (amministrazione e finanza), Paolo Zangrillo (personale e organizzazione), Stefano Tempesta (corporate strategy), Andrea Bossola (idrico), Francesco Sperandini (reti), Luciano Piacenti (ambiente), Sergio Agosta (energia). Un drappello che complessivamente tra fisso, premio annuale e benefits “monetari e non monetari”, costa 2milioni di euro. «Nel caso specifico ognuno di loro ha ricevuto 289mila500 euro, cioè 11,5 volte lo stipendio dell’operaio-tipo di Acea spa (+1000%)», continuano i piccoli risparmiatori, i quali da mesi chiedono all’assemblea degli azionisti, la riduzione del 40 per cento dei compensi dei top manager. Ma tutti fanno orecchie da mercanti, anche il rappresentante del sindaco Alemanno.
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